Una persona che fa il male è perseguitata dal male che fa. Credo che questa sia la grande lezione di Erode nel Vangelo di oggi. La maniera meschina con cui Giovanni Battista è fatto fuori, non ha potuto però eliminare l’onda d’urto della verità delle cose che diceva.
In un mondo dove il sovrano lo si omaggia, Giovanni aveva avuto il coraggio di dire al sovrano la verità scomoda della sua vita contraddittoria. Potremmo dire che Giovanni è l’unico che veramente ha voluto bene a Erode, perché voler bene a qualcuno significa non nascondergli la verità delle cose che contano. Noi molto spesso pur di salvare una pace apparente siamo disposti a fingere di non vedere, di non accorgerci.
Diciamo alle persone quello che vogliono sentirsi dire e forse noi stessi cerchiamo gli amici tra quelli che fondamentalmente ci assecondano e ci dicono ciò che ci piace. Persino nella vita spirituale può accadere questo: cercarsi di volta in volta una guida, un prete che ci dica quello che vogliamo sentirci dire, e cambiarlo non appena non ci asseconda più nei nostri convincimenti. Ma per quanto tentiamo di sfuggire le cose vere, la verità è che non possiamo mai liberarci di esse, esattamente come accade a Erode. “Il re Erode udì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato ben conosciuto. Alcuni dicevano: «Giovanni il battista è risuscitato dai morti; è per questo che agiscono in lui le potenze miracolose». Altri invece dicevano: «È Elia!» Ed altri: «È un profeta come quelli di una volta». Ma Erode, udito ciò, diceva: «Giovanni, che io ho fatto decapitare, lui è risuscitato!»”.
In realtà Giovanni lo ha fatto ammazzare lui per tenere contenta Erodiade, moglie di suo fratello e sua concubina. I potenti di questo mondo possono anche arrivare fino al punto di riuscire nei loro obiettivi ma non possono liberarsi del male che hanno fatto. Erode fa tagliare la testa a Giovanni, ma continua a vedere Giovanni ovunque, soprattutto negli atteggiamenti, nelle parole e nella fama di Gesù. Il vero morto è Erode, ma non lo sa.
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Mc 6, 14-29
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.