Il passaggio di Gesù non lasciava indifferenti. In un modo o nell’altro le folle lo cercavano perché attratte dalla sua parola, o gli scribi e i farisei lo cercavano per trovare qualcosa per cui attaccarlo. È il caso del passo del Vangelo di oggi: “Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c’era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.
Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui”. E’ talmente alta l’attenzione che egli suscita che chi è presente in quel luogo non comprende che per capire Cristo non bisogna entrare in paranoia con Lui, ma entrare in rapporto con ciò che per Lui è prioritario.
Gli scribi e i farisei considerano prioritario trovare eresia nei ragionamenti di Gesù. Gesù, invece, considera prioritaria la sofferenza di un uomo che ha la mano paralizzata ed emarginato se ne sta in disparte: “Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L’uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». E volgendo tutt’intorno lo sguardo su di loro, disse all’uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì”. Sembra un miracolo come tanti, ma la significatività di questo racconto è immensa. Una persona può considerarsi convertita non quando entra in relazione con le idee di Gesù, ma con il suo sguardo. Si può diventare tifosi o nemici della sua teologia, ma chi fa la differenza è chi considera le cose che per Lui contano.
E Gesù ha sempre lo sguardo fisso sulle persone che hanno bisogno, che soffrono, che sono emarginate, sole, indifese, invisibili. Non è una scelta sociale a scapito del teologico, ma è una scelta essenziale per comprendere l’intima natura di Dio. Infatti se Dio è Amore allora questo Amore deve poter avere a che fare con tutto, soprattutto con chi sembra esserne escluso per le condizioni avverse che lo accompagnano.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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