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don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 7 Giugno 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 19,31-37

Oggi la liturgia ci fa celebrare la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, e per questo il Vangelo di Giovanni ci riporta ai piedi della Croce. È infatti lì il luogo da cui possiamo intuire qualcosa dell’amore di Dio. 

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La Croce è il luogo più buio ma allo stesso tempo il più luminoso secondo la logica del Vangelo. Gesù è morto, e i versetti del Vangelo di oggi sembrano voler descrivere semplicemente i gesti di sgombero della scena. I soldati romani vogliono velocizzare l’operazione e così spezzano le gambe ai crocifissi per avvantaggiarne la morte.

“Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”.

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Accade così che quella che doveva essere semplicemente una verifica della sua morte, diventi una finestra sul Suo Mistero. Quella trafittura ci fa affacciare sullo stesso Cuore di Cristo da cui scaturiscono “il sangue e l’acqua” simbolo dei sacramenti.

Sappiamo così che il gesto più alto dell’amore di Cristo, che è il donare la vita per ciascuno di noi, continua ad essere visibile, presente ed efficace in quel “sangue e in quell’acqua” che i sacramenti rendono costantemente presenti. Soprattutto nell’Eucarestia quella ferita, quel Cuore, quell’amore vivo, continua ad essere presente e in mezzo a noi. 

Noi siamo costantemente amati di un Amore che non è un amore qualunque, ma che è un Amore che dà la vita. Tutte le volte che ci accostiamo all’Eucarestia ci accostiamo a un Amore così, un Amore che salva perché riempie la vita di significato. Infatti sentirsi amati fino al punto di sapere che chi ti ama è disposto a morire per te, riempie la tua vita di un significato che ti salva.

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Per questo Giovanni ci tiene ad aggiungere:

“Chi ha visto ne dà testimonianza”.

Si può dare solo testimonianza di una cosa simile, non una spiegazione. Il Mistero dell’amore di Dio, del Suo Cuore appunto, è un Mistero che può essere testimoniato come fatto, e ogni ragionamento può solo fermarsi e contemplare.

Fonte


Autore: don Luigi Maria Epicoco
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