don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 7 Febbraio 2023

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Se per un istante riuscissimo a non leggere il Vangelo in maniera moralistica forse riusciremmo a intuire una lezione immensa nascosta proprio nel racconto di oggi:

“Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate (…) quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?»”.

È inevitabile schierarsi subito dalla parte di Gesù leggendo di questo modo di fare, ma prima di far partire una nociva antipatia nei confronti degli scribi e dei farisei, dovremmo renderci conto che ciò che Gesù rimprovera loro non è l’essere scribi e farisei, ma la tentazione di avere un approccio alla fede solo di natura religiosa.

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Quando parlo di “approccio puramente religioso” mi riferisco a una sorta di caratteristica comune a tutti gli uomini, in cui gli elementi psicologici vengono simbolizzati ed espressi attraverso dei linguaggi rituali e sacri, appunto religiosi. Ma la fede non è esattamente coincidente con la religione. La fede è più grande della religione e della religiosità. Cioè essa non serve a gestire, come fa l’approccio puramente religioso, i conflitti psicologici che ci portiamo dentro, ma serve a un incontro decisivo con un Dio che è persona e non semplicemente morale o dottrina.

Il chiaro disagio che questi scribi e farisei vivono, emerge dal rapporto che essi hanno con la sporcizia, con l’impurità. Per essi diventa sacra una purificazione che ha a che fare con le mani sporche, ma pensano di poter esorcizzare attraverso questo tipo di pratiche tutta la sporcizia che una persona accumula nel proprio cuore. Infatti è più facile lavarsi le mani che convertirsi. Gesù vuole dire loro esattamente questo: non serve la religiosità se essa è un modo per non fare mai esperienza della fede, cioè di ciò che conta.

È solo una forma di ipocrisia travestita da sacro.

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NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK

Nella pagina del Vangelo di oggi Gesù smaschera un atteggiamento che non riguarda solo i suoi contemporanei ma anche ciascuno di noi: trasformare la fede in una semplice somma di riti, precetti e tradizioni. Se l’esperienza della fede si riduce solo ad abitudini religiose allora quando la vita si presenterà con qualcosa di serio esse non potranno salvarci perché altro non sono che puri gesti messi in atto per eludere la cosa più importante: conoscere e amare la persona di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Se un digiuno, una preghiera, una tradizione religiosa perde di vista il suo fine ultimo che è essere in rapporto con Cristo, alla fine potremmo diventare esperti religiosi ma essere praticamente degli atei nel senso più esistenziale del termine, cioè vivere senza Dio. […] Continua a leggere qui.


Commento al brano del Vangelo di: Mc 6, 53-56
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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