“Venite a me, voi tutti”.
Gesù non invita solo chi se lo merita, invita tutti. Non dovremmo mai dimenticare che nessuno è mai escluso dalla proposta che Gesù fa all’uomo. Tutte le volte che parzializziamo l’annuncio del vangelo a un gruppo ristretto di eletti, di meritevoli, snaturiamo la missione universale che Gesù è venuto a compiere.
Per questo prosegue specificando che in quei tutti ci sono “gli affaticati e gli oppressi”. Quelli affaticati sono quelli che sentono la stanchezza e la fatica che viene dall’osservanza della Legge, gli oppressi sono quelli che proprio perché non seguono la Legge vivono la vita da schiacciati, con un peso insopportabile.
“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”.
Il giogo è un attrezzo che permette all’animale di canalizzare le sue energie affinché porti risultato, come ad esempio arare la terra. Prendere sulle nostre spalle il giogo di Cristo significa avere qualcosa che ci aiuta a canalizzare le energie che ci portiamo dentro affinché portino un frutto, un senso, un risultato.
Se invece un’energia non trova un modo per essere canalizzata, allora diventa spreco o molto spesso energia autodistruttiva, che ferisce, fa male, ingombra la vita. E la lezione che dobbiamo fondamentalmente imparare è quella dell’umiltà e della mitezza. L’umile ha un atteggiamento accogliente, non vive in difensiva, ma vive in maniera affidata.
Chi è umile confida, si lascia condurre, non fa resistenza. Il mite è uno che sa usare la forza senza farla diventare violenza, ma tenendola in un atteggiamento di dolcezza, di tenerezza. Il mite è il più forte di tutti perché sa rimanere in piedi davanti alle avversità, non prestando il fianco alla logica del male che si nutre di “azione/reazione”, ma sa vincere il male con il bene.
Ma questo tipo di umiltà e di mitezza si possono imparare solo da Cristo e non sono frutto di una tecnica, ma solo di una relazione con Chi già lo è per definizione.
Fonte: nellaparola.it