“Gli si avvicinò una grande folla che aveva con sé degli zoppi, dei ciechi, dei muti, degli storpi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, e Gesù li guarì”.
Da duemila anni la folla che continua a circondare Gesù non è una folla di persone aitanti che scoppiano di salute, che sanno tutte le risposte, che non hanno bisogno di nulla, che sanno sempre quello che devono dire e fare, e che sono sempre all’altezza della situazione.
Da duemila anni la folla che circonda Gesù è una folla di gente che fa fatica. Gente incidentata dal cammino della vita, che non riesce a camminare speditamente, che fa difficoltà a fidarsi, ad amare, ad essere costante in qualcosa. Gente che non vede più un senso alla propria vita, che non trova parole per dire ciò che sta vivendo, che è segnata ormai in maniera irreversibile in ciò che conta e si porta addosso i segni di molte lotte.
Da duemila anni Gesù è circondato da gente che non conviene. Da duemila anni Gesù è praticamente circondato da noi. E credo che sia importante smettere di pensare che la Chiesa debba essere un popolo di perfetti. E che di conseguenza dobbiamo smettere di pensare al perché le nostre comunità siano sempre un po’ “refugium peccatorum”.
Esse sono così perché da duemila anni Gesù frequenta i peccatori, quelli che vanno a rilento, quelli che hanno qualche problema, quelli che fanno fatica. Questa è la buona notizia! Ed è quasi più grande del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci che rimane comunque anch’esso un profondo segno di speranza, non tanto per la merenda riuscita miracolosamente, ma per la delicatezza che Gesù ha avuto di fare un miracolo con ciò che c’è: sette pani e pochi pesciolini.
Che è un po’ come dire che Gesù fa miracoli sempre con ciò che abbiamo in questo momento, e non con ciò che dovremmo avere idealmente per risolvere i nostri problemi. Egli fa miracoli con quel poco di forza che ho, con quel poco di fede che ho, con quel poco di impegno di cui sono capace però con tutte le mie forze.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 15, 29-37
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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