Il dolore quando si affaccia dentro la nostra vita, cancella in un attimo tutte le chiacchiere, le cose futili, le divisioni banali che tante volte ci hanno anche visti infervorati. Davanti alla sofferenza di un figlio, ad esempio, non conta più per che squadra tifi, a chi voti, o che preferenze hai. Il dolore di un figlio ti costringe a domandarti cosa puoi fare per lui, che senso ha tutto questo, e come si può andare avanti.
Credo che questo sia lo stato d’animo del papà che incontra Gesù nel vangelo di oggi: “giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli”. La disperazione, il dolore, spingono quest’uomo a smettere di essere “politicamente corretto”, e lo spingono a rivolgersi a Gesù per ciò che è e non per ciò che rappresenta per gli scribi, i farisei, i sacerdoti, i romani e così via.
Il dolore spinge quest’uomo a trattare Gesù come Figlio di Dio senza altre polemiche. Non dovremmo mai dimenticare questa lezione, perché Gesù può diventare argomento di discussione, di divisione, di polemica, di appartenenza, di nicchia, di diatriba, ma la cosa che conta di più è ricordarsi che è il Figlio di Dio. E proprio perché è il Figlio di Dio gli si può consegnare qualcosa di così irreversibile come la morte.
La resurrezione della figlia di quest’uomo è solo segno di qualcosa che Gesù compirà in prima persona, cioè la Resurrezione definitiva, la vittoria definitiva della morte. Un cristiano non dove mai avere paura di questa grande verità. Il motivo vero per cui siamo cristiani è perché crediamo alla Resurrezione di Cristo.
Non si è cristiani perché si parteggia per qualche insegnamento di bontà presente nel vangelo. Si è cristiani a partire dalla Resurrezione di Cristo. Perché se la morte non è vinta che cosa vale la pena? La vita vale la pena solo se non va a finire nel nulla, ma va a finire nelle braccia di Qualcuno.
NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI DON LUIGI
La pagina del Vangelo di oggi tiene insieme due miracoli: il primo riguarda una donna che soffriva di emorragie da dodici anni, e la seconda una bambina in fin di vita. Senza rovinare la suspence a nessuno credo che tutti possiamo immaginare che in entrambi i casi Gesù guarisce queste persone. Eppure credo che sia sbagliato lasciarci eccessivamente distrarre dal finale perché ci sono due dettagli degni di nota che forse possono diventare le vere chiavi di lettura del racconto. Il primo riguarda il padre della bambina: “giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà»”; il secondo riguarda la donna: “Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita»”. […] Continua a leggere qui.