don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 5 Gennaio 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€


Il Vangelo di oggi è un mescolio di passa parola e pregiudizi:

“Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?»”.

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Se il passa parola è lo strumento principale dell’evangelizzazione, il pregiudizio invece ne è il suo grande impedimento. Infatti il cristianesimo lo apprendiamo sempre attraverso la contaminazione delle relazioni. Gesù lo si incontra sempre in un incontro umanissimo che segna la nostra vita e che a volte ha il volto degli amici, di un familiare, di qualcuno incontrato per caso.

Ma c’è dentro di noi sempre un pregiudizio che sta a guardia di tutte le nostre esperienze. Solitamente il pregiudizio che ci abita è un modo di difenderci, di tenere sotto controllo la vita, di gestirla perché non ci riservi fregature, ma è proprio a causa dei pregiudizi che a volte tagliamo fuori ciò che conta.

Natanaele è uno studioso della Legge, e proprio per questo fa fatica a comprendere cosa ci possa entrare un uomo venuto da Nazaret con tutto quello che le scritture e le profezie dicono del messia. In un certo senso ha ragione, ma in un altro senso ha torto. Ha ragione se si fida solo di ciò che ha imparato, ha torto quando dà la precedenza alle idee invece che alla realtà. Ecco perché il più grande esorcismo nei confronti del pregiudizio lo pronuncia Filippo:

“Filippo gli rispose: «Vieni e vedi»”.

Solo un’esperienza può toglierci o confermarci in un pregiudizio. Chi non si mette in gioco “provando” non ha nemmeno diritto a dire è vero o è falso. Il cristianesimo lo si può accogliere o scartare a partire dall’esperienza. Chi combatte il cristianesimo a tavolino, non ha diritto di parola perché può parlare solo chi c’ha provato.