AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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Il Vangelo di oggi potrebbe essere racchiuso in una formula molto sintetica e popolare: la coscienza che rode. E se poi ci si aggiunge anche il fatto che la persona a cui rode la coscienza ha praticamente quasi tutto il nome che è un programma allora le cose diventano ancora più chiare. Infatti è Erode l’uomo a cui rode la coscienza.
Ovviamente questa assonanza è solo una questione tutta della lingua italiana eppure sembra calzare a pennello per un uomo che sarà stato anche un geniale politico ma che aveva evidenti problemi con il resto della sua vita. Erode rappresenta il conflitto che si crea in una persona quando un ambito della sua vita funziona e il resto invece va alla malora.
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È un po’ come un professionista che sa fare bene il proprio mestiere ma è completamente incapace di gestire le sue relazioni, le sue passioni, le sue scelte di fondo. Infatti ad Erode basterà un balletto un po’ ammiccante della figliastra a fargli promettere metà del regno. E se non perde la metà del regno è solo perché il prezzo alternativo è diventato la testa di Giovanni Battista, attraverso un intrigo di palazzo con la regia di Erodiade.
A cosa serve essere bravissimi in un dettaglio della propria vita e poi vivere immersi nel caos delle proprie passioni, dei propri compromessi, di quelle situazioni che ci corrompono interiormente? Il prezzo è una vita dove c’è tutto ma si è fondamentalmente impauriti, sulla difensiva, preoccupati, ansiosi, infelici. “Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso.
Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui».
Altri invece dicevano: «È Elia»; altri dicevano ancora: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!»”.
Finché sarà rimasto vivo certamente Erode avrà dovuto fare i conti con quella grande coscienza che ha tentato di cancellare senza riuscirci e che si chiamava Giovanni Battista.
Dopo il video, un altro commento aggiornato.
Altro commento da Facebook
Fa sempre molto orrore rileggere la triste vicenda della morte di Giovanni Battista. I profeti che dicono la verità solitamente finiscono male. Per questo viviamo in un mondo che cerca di addomesticare la verità, di eludere la domanda, di spostare lo sguardo su altro. Ma che senso ha una vita senza verità?
Quante persone facciamo fuori dalla nostra vita solo perché ci dicono quello che non vogliamo sentirci dire. Quante volte come Erodiade coltiviamo rancore per coloro che accendono la luce sulle nostre contraddizioni. Ma il Vangelo ci mostra un modo migliore per fare Verità, e non è quello di Giovanni Battista ma quello di Gesù.
Egli infatti è colui che per tutta la sua vita ha detto la verità a coloro che incontrava usando però sempre la misericordia. Che cos’è la misericordia? Dire alle persone quello che vogliono sentirsi dire? Assolutamente no. La misericordia è dire la verità e allo stesso tempo amare coloro a cui si dice la verità. Senza l’amore la verità uccide. Con l’amore la verità salva.
Ma esiste un luogo importante in ciascuno di noi dove la verità risuona: è la coscienza. Ed è proprio la coscienza il luogo impraticabile per Erode, perché invece di ascoltarla la rifugge. E chi non ascolta la propria coscienza vive sempre male, perché vive sempre sulla difensiva, avendo paura di tutto e di tutti perché chi ha fatto del male, si aspetta sempre il male.
Infatti quando diciamo a qualcuno che “gli rode la coscienza”, ci riferiamo esattamente a quello che accade a Erode.