“Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me”.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci invita ad accorgerci di lui guardando con attenzione la realtà stessa. C’è una parte della realtà che è superficiale, solitamente noi guardiamo quella, ma c’è una parte della realtà più profonda che ha bisogno di silenzio, di attenzione per emergere. Anche la gente che va con Gesù vede superficialmente qualcosa d lui, ma quasi mai riflette sul significato di ciò che fa ed ope ra. Se si fossero fermati un istante a riflettere si sarebbero accorti che ogni gesto di Gesù corrispondeva al compimento delle profezie su di lui. Capita anche a noi di essere attratti solo dal sensazionale, ma ciò che conta nella vita è quello che c’è dentro le cose e non semplicemente fuori.
Potremmo quasi dire che la vita spirituale serve ad accorgerci di ciò che solitamente non ci accorgiamo. “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita’). Il nostro problema è proprio questo, scrutiamo e ragioniamo senza però mai accorgerci e vedere veramente. Non è nella complessità dei nostri ragionamenti che capiamo qualcosa, ma nel desiderio profondo di voler avere la vita che conta. E questa vita che conta, che il vangelo chiama vita eterna, la si può solo ricevere. Dovremmo coltivare dentro di noi una disponibilità interiore ad accogliere la vita nella sua essenza più profonda.
Ciò in pratica si traduce nella capacità di gustare ciò che viviamo. Sei mamma? Gustati il tuo essere madre, non farti prendere dall’ansia delle cose. Sei innamorato di qualcuno? Goditi quell’amore, non ti fare troppi problemi mentali. Sei nel dolore? Non crogiolarti troppo nel perché ma accogli anch’esso come qualcosa che fa parte della vita e che ti condurrà da qualche parte.
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Vangelo del giorno
Gv 5, 31-47
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.