Quando ero ancora un seminarista, un giorno il mio confessore mi regalò una piccola croce da portare sempre con me in tasca e tirare fuori in qualunque momento della giornata. Mi disse:
“pensa spesso a Lui. Guardalo nella sua debolezza. Amalo in questo modo sconfitto con cui ha deciso di dare la vita per te, per salvarti. Lasciati evangelizzare dalla Croce e non dalla vanagloria del mondo”.
La mia reazione fu la stessa dei discepoli del Vangelo di oggi:
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“Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento”.
Anch’io sentivo timore a chiedergli spiegazioni ulteriori su quel dono, su quella richiesta, su quella modalità. Sentivo che mi trovavo davanti a una cosa vera, ma facevo e molto probabilmente faccio ancora molta fatica ad accettare questo modo che Gesù ha di arrivare alla Pasqua.
“Tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini»”.
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Quando tutto sembra girare per il verso giusto e l’audience dei miracoli, dei segni e dei discorsi di Gesù sembra essere alle stelle, proprio in quel momento Gesù fa fare a tutti un bagno di realismo, ricordando a tutti che fine sta per fare. Di Gesù a noi piace la parte, ma Gesù ha salvato il mondo dalla Croce, non da un palco di consensi. È Gesù Crocifisso il grande mistero con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno. E proprio perché è un mistero, molto spesso abbiamo paura di considerarlo, di approfondirlo, di percorrerlo. Lo aveva capito bene sant’ Agostino che scriveva:
“non c’è Pasqua senza venerdì santo”.
A nessuno di noi piace il realismo del venerdì santo. Eppure tutti siamo chiamati con umiltà e concretezza a doverlo attraversare. La vita è fatta di cose reali e non ideali, e prima ci riconciliamo con questo realismo e prima arriviamo alla Pasqua nascosta in essa.
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✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Lc 9, 43b-45
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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