AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Se la prima forma di testimonianza è dichiarare chi non siamo noi, la seconda forma di testimonianza è dichiarare chi è Cristo: “Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse:
«Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele»”.
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Colpisce la grande capacità che ha Giovanni Battista di pensare sé stesso solo in rapporto a Cristo decentrandosi costantemente. La grande tentazione dell’uomo è quella di farsi centro, di concepirsi come punto focale, come ombelico del mondo. Solo chi è capace di decentrarsi riesce a far emergere l’altro.
È la grande lezione del Battista che concepisce la sua opera e il suo annuncio sempre come un togliersi dal centro e allo stesso tempo come colui che indica l’Essenziale. Ma è troppo poco pensare che questo Essenziale sia semplicemente una dottrina nuova sulla vita. L’Essenziale che il Battista indica non è in una concezione della vita, in una nuova morale, o nella semplice pubblicità a un guru più influente.
Giovanni Battista testimonia e indica che in Gesù non c’è solo una novità di proposta ma il Figlio di Dio.
«Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».
Non dovremmo mai dimenticare che il cuore del vangelo è tutto qui: nel riconoscere in Gesù il Figlio di Dio. È troppo poco prenderci i suoi insegnamenti, i suoi miracoli, la sua dottrina se poi non lo riconosciamo Figlio di Dio. La fede è innanzitutto questo.
Non è avere feeling con alcune idee o dogmi, ma avvertire al fondo del nostro cuore una certezza interiore che grida come il Battista: questi è il Figlio di Dio.
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Dio non lo si riconosce così come siamo abituati a riconoscere le persone famose di questo mondo. Non è possibile indicarlo quando lo incontriamo per strada. Eppure Giovanni fa qualcosa di simile nel Vangelo di oggi: “Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!»”.
Cosa spinge Giovanni a questa sicurezza, a questa certezza? Quale segno di riconoscimento ha Gesù per essere indicato come il Messia? Nulla di esteriore. Giovanni può fare questa dichiarazione di fede non a partire da qualche cosa di esterno ma da qualcosa di interiore a lui stesso: “Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio»”. L’esperienza che Giovanni Battista descrive è un’esperienza spirituale. Chi coltiva una vita spirituale è messo nelle condizioni di vedere e sentire cose che normalmente non possiamo né vedere né sentire. E non mi riferisco a cose che hanno il sapore dell’eclatante. Anzi quasi mai chi ha una sana vita spirituale si lascia trarre in inganno da segni ed esperienze che hanno più il sapore dei fuochi d’artificio che l’identità di cose del cielo.
La capacità che nasce dalla vita spirituale non riguarda la sfera della sensazioni, delle emozioni o dei fenomeni straordinari, ma è la capacità di riuscire a capire dove Dio c’è e dove invece c’è solo una banale imitazione. Questa capacità spirituale ha un nome ben preciso: discernimento. Giovanni ha discernimento. Per questo può indicare con certezza Gesù e dire che è l’agnello di Dio.