don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 3 Febbraio 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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C’è un momento nella vita cristiana che diventa decisivo perché è un momento di svolta.

Se inizialmente il cristianesimo è innanzitutto incontrare Cristo, la seconda cosa importante nel cristianesimo è sentire che questo incontro non ci “trattiene” ma ci “manda”:

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«Poi chiamò a sé i dodici e cominciò a mandarli a due a due».

È un dettaglio non di poco conto nella crescita spirituale di ciascuno di noi. La verità di quello che abbiamo incontrato si manifesta in un atteggiamento di apertura, non di chiusura. In un atteggiamento inclusivo, non esclusivo.

In un “andare”, e non in un “fermarsi”. Ma questo verbo di movimento che il Signore mette nel cuore di ciascuno non è innocuo. È un verbo di movimento carico di conseguenze: «e diede loro potere sugli spiriti immondi».

Il cristianesimo per sua natura è contrapposizione al male e a tutto ciò che esso riguarda.

Per questo la presenza di un vero cristiano deve sempre essere principio di cambiamento, di differenza. La sua presenza deve essere sempre scomoda, specie lì dove le logiche del buio sembrano dominare. È il valore della testimonianza.

È il valore di diventare con la nostra stessa vita un esorcismo vivente ma alla maniera che ci ha insegnato San Francesco:

«dove è odio, fa ch’io porti amore, dove è offesa, ch’io porti il perdono, dove è discordia, ch’io porti la fede, dove è l’errore, ch’io porti la Verità, dove è la disperazione, ch’io porti la speranza. Dove è tristezza, ch’io porti la gioia, dove sono le tenebre, ch’io porti la luce. Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto: ad essere compreso, quanto a comprendere. Ad essere amato, quanto ad amare. Poiché se è dando, che si riceve. Perdonando che si è perdonati. Morendo che si risuscita a Vita Eterna».

Non troviamo parole più belle per spiegare il valore di essere mandati così come ce lo racconta il Vangelo di oggi. Non siamo chiamati a fare fuochi d’artificio ma a compiere prodigi. È il prodigio di chi crede e per questo ama in un mondo che ti dice spesso che non conviene amare.


Altro commento dalla pagina Facebook di don Luigi:

Di cosa si ha bisogno per essere cristiani? Pane, bisaccia, denaro? Sembra che il Vangelo di oggi voglia riportarci all’unico essenziale che ci serve per poter vivere la nostra missione di battezzati: “Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche”.

Solo un compagno di viaggio, un bastone, un paio di sandali e una tunica. Se dovessimo tradurre queste indicazioni in termini esistenziali e non semplicemente pauperistici (perché anche il pauperismo è un’eresia), la povertà a cui ci invita Gesù è fatta di un’essenziale di cui non possiamo fare a meno. Innanzitutto l’amicizia, la comunione con qualcuno. Si può non avere nessun mezzo materiale ma per essere cristiani bisogna avere amici su cui poter contare.

Questa amicizia affidabile che ti salva la vita si chiama Chiesa. La seconda cosa di cui si ha bisogno è un bastone. Una fede che non si poggia su qualcosa di affidabile non porta da nessuna parte. Ecco perché la dottrina, la Tradizione, il Magistero, non sono cose opzionali ma sono aiuti formidabili per il viaggio della vita. I sandali e la tunica rappresentano la dignità di figli che abbiamo ottenuto nel Battesimo. Anticamente gli schiavi non avevano calzature.

Gesù è morto per liberarci dalla schiavitù del male, del peccato e di tutto ciò che ci toglie libertà, e ci ha donato la veste bianca della nostra nuova dignità. Non si può essere cristiani senza difendere la libertà radicale che ci ha ottenuto il Battesimo.