“Ha ordinato al portiere di vegliare”.
Credo che questa espressione sia tra le più belle definizioni del cristiano. Il cristiano è un portiere che non deve addormentarsi. Cioè è uno che per vocazione sta vicino alla porta, vicino agli ingressi e alle uscite, vicino a quel luogo dove tutti passano, e ha gli occhi aperti affinchè tutto sia a posto nel grande condominio della storia.
Più di tutti gli altri deve avere gli occhi aperti affinchè non entrino malintenzionati, ladri, imbroglioni. Sta attento a togliere ogni foglia secca, e ogni cartaccia che il vento spinge nell’atrio. E giorno e notte è a disposizione di ogni problema che ha qualsiasi inquilino. In pratica si è cristiani non per se stessi, ma principalmente per gli altri.
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Il Signore c’ha dato la fede come un posto di lavoro. L’utilità della fede non la si vede tanto quando la esercitiamo nella solitudine, ma quando diventa servizio agli altri, responsabilità nei confronti della storia. Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: “perchè ho la fede?” “Di chi mi dovrei occupare attraverso questo dono?”. “Qual’è il mio condominio?” “Chi sono gli inquilini affidati alle mie cure?”
Ci accorgeremo ad un tratto che nostra moglie, nostro marito, i nostri figli, i nostri colleghi, i nostri vicini di casa, quella situazione, quel problema, non sono casuali, ma sono solo un grande condominio in cui il Signore c’ha messo a guardia, a lavoro.
La fede la si capisce solo quando la si usa per gli altri. E noi a nostra volta siamo affidati alle cure di qualcun altro. “Gli uni gli altri”! Questa è la parola d’ordine. “Ognuno per se stesso” è la parola d’ordine del mondo…
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Ma un portiere addormentato non è utile… è persino pericoloso.
ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOOK
Vegliate! È questo l’invito che fa Gesù nella pagina del Vangelo di Marco nella prima domenica d’Avvento. La veglia è il contrario del sonno. Dormire rappresenta simbolicamente tutto quello che facciamo per evitare di stare dentro la realtà. È sempre troppo faticoso per noi stare esattamente qui in questo momento, così escogitiamo modi per evadere. Passiamo ad esempio molto tempo a rimpiangere il passato o a rimurginarlo coltivando magari qualche idea nostalgica o qualche idea vittimistica di noi stessi. È sempre meglio rimpiangere o piangere per qualcosa di accaduto che invece tenere gli occhi fissi su questo istante presente. Eppure Dio non abita il passato. Esso è stato il luogo dove Dio c’era, ma solo quando quel passato era il presente. Ugualmente scappiamo in avanti coltivando fantasie sul futuro coltivando sogni di gloria o immaginandoci croci insopportabili, ma entrambe queste cose sono messe in atto da ciascuno di noi per non stare nel presente. […] Continua a leggere qui.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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