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don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 3 Agosto 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 14, 1-12

La cronaca della morte di Giovanni Battista, così come ce la riporta il Vangelo di Matteo, non è solo il resoconto della violenza dei potenti, ma è anche una lezione per i tempi presenti.

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Giovanni infatti paga la sua parresia, il coraggio di chiamare le cose per nome: Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva:

«Non ti è lecito tenerla!»”.

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C’è da dire però che Giovanni non urla la verità in faccia ad Erode per provocarlo o per costringerlo a ucciderlo, ma come estremo atto di bene nei suoi confronti. Dire la verità è un modo di amare l’altro. E questo lo sappiamo per certo perché Erode non accoglie con gioia la costrizione di decapitare Giovanni:

“Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere”.

Perché Erode rimane “contristato” dalla morte di chi lo accusava pubblicamente? Forse perché in cuor suo sapeva che Giovanni aveva ragione e in un mondo dove tutti vogliono usarti o compiacerti è un miracolo trovare qualcuno che ti dica le cose come stanno veramente.

Mi piace pensare che l’annuncio della verità del Vangelo sia come quello di Giovani Battista, un modo di amare e non di accusare, un modo di fare del bene e non semplicemente di provocare. Diffido invece molto da chi si fomenta annunciando la verità e pensando che solo il fatto di dirla lo renda migliore degli altri.

A costoro va ricordato che anche il demonio può dire la Verità ma lo fa per il motivo contrario a quello di Giovanni: accusa per condannare, e non annuncia per salvare.

Fonte

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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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