Ci sono due cose che accompagnano Gesù fin dall’inizio della sua vita: l’umiltà e la povertà. Ce lo ricorda il Vangelo di oggi raccontandoci l’episodio della sua presentazione al Tempio. Gesù non cerca eccezioni, trattamenti speciali.
Fin dall’inizio della sua vita si sottomette alla Legge e lo farà sempre, persino trent’anni dopo il giorno del suo battesimo: si metterà in fila con tutti gli altri per essere battezzato da Giovanni.
È una caratteristica importante dell’umiltà quella di non ricercare “effetti speciali” ma accettare la normalità come la via più giusta perché si compia la nostra vita. Gesù ha santificato e si è santificato nella normalità. Ma c’è anche un altro dettaglio che emerge dal racconto del Vangelo di oggi: l’offerta del sacrificio così come prescriveva la Legge.
Una persona agiata economicamente doveva offrire un agnello, mentre i poveri erano dispensati da tale offerta potendo sostituire l’obolo con una coppia di tortore. Giuseppe e Maria sono poveri, ce lo dice indirettamente il Vangelo. La povertà è stata la seconda caratteristica che ha accompagnato tutta la vita di Gesù.
Ma anche essa lungi da diventare pauperismo, ostentazione di povertà. Essa è piuttosto uno stile di libertà, di sobrietà, di semplicità, di capacità di non perdere di vista l’essenziale. Il Natale è quel tempo in cui deve fissarsi nella nostra memoria questo doppio alfabeto di Gesù.
Solo la via dell’umiltà e della povertà riescono a fare da argine giusto al passaggio della Grazia di Dio. L’orgoglio e l’attaccamento alle cose impediscono a Dio di agire in noi.
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Uno dei primi incontri che Gesù farà, sarà con il vecchio Simeone. Il Vangelo annota un dettaglio che ci aiuta a leggere bene il senso di questo incontro: “lo prese in braccio, e benedisse Dio”. Siamo abituati a pensare che sia Dio a tenere noi in braccio, e questo è vero. Ma Simeone ci insegna che non solo Dio ci tiene in braccio ma Egli stesso si consegna alle nostre braccia. Ciò sta a significare che non solo Egli ha cura di noi, ma anche noi dobbiamo avere cura di Lui. Nell’incarnazione Dio ci chiede la reciprocità. Non vuole solo amarci, e non vuole solo che lo amiamo, ma vuole che si instauri tra noi e Lui un rapporto di reciprocità. È infatti in questa relazione dove ci si dona reciprocamente che accade il miracolo della salvezza. La grandezza sta nel fatto che Egli che non ha bisogno di noi si fa bisognoso di noi. […] Continua a leggere qui.