don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2021 – Gv 11, 19-27 opp. Lc 10, 38-42

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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Leggi il brano del Vangelo di † Gv 11,19-27 oppure Lc 10,38-42.

Papa Francesco ha voluto che la festa odierna venisse allargata a tutte e tre i fratelli di Betania. L’intuizione è profetica e significativa. Profetica perché sembra volerci dire che non ci si fa mai santi da soli; significativa perché Marta, Maria e Lazzaro in realtà sembrano tre sfaccettature che ognuno si porta dentro.

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Infatti il Vangelo di Giovanni che racconta il dialogo tra le sorelle Marta e Maria con Gesù testimonia molte cose. Innanzitutto ancora una volta è Marta a prendere per prima l’iniziativa:

“Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa”.

In tempi difficili bisogna reagire in tutti i modi. Marta, dipinta come una donna in ostaggio del fare, sembra invece colei che ci insegna a non rimanere in casa rinchiusi nel dolore e a metterci invece in cammino verso il Signore. I pratici sono avvantaggiati quando si soffre, perché il loro fare diventa un modo per non affogare nell’angoscia. Ma non basta questo per rimanere a galla, bisogna essere disposti a lasciarsi raddrizzare nelle proprie prospettive:

“Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno»”.

La fede che Marta pone davanti a Gesù sembra tutta fatta di informazioni di giuste ma che scollegate con la vita, con la realtà che le si pone innanzi. Ella crede in qualcosa ma pensa che tutto è rimandato a un giorno con data da destinarsi. Anche noi delle volte pensiamo che le promesse di Gesù riguardino l’aldilà e non ci rendiamo conto che invece ciò che aspettiamo è già in mezzo a noi, ed è già cominciato ora.

Credere è ricollegarsi con il presente staccandosi da un passato che ci imprigiona e un futuro che ci aliena. Questa fede restituirà Lazzaro alla vita, e Marta e Maria alla realtà, una libera dall’ansia del futuro e l’altra dal peso del passato.