AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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Ogni volta che Gesù parla cerca di rendersi quanto più possibilmente comprensibile. Lo fa con una rara capacità di saper fare ricorso all’immaginario più quotidiano della gente che gli sta intorno. Così le spighe, l’uva, le pecore i pesci sono di volta in volta tirati fuori a seconda dei mestieri, dei volti, delle persone che lo ascoltano.
Oggi è la volta degli esempi “di terra”. «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come». Infatti una buona porzione della nostra vita trasborda la nostra capacità di controllo e di consapevolezza.
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Ci sono cose che accadono e crescono in noi senza che ne capiamo davvero fino in fondo il come. La fede stessa, il regno di Dio che è seminato in noi, cresce misteriosamente dentro il nostro cuore allargandolo.La fede ha questo effetto solitamente: allarga la vita. Allarga i ragionamenti. Allarga la gratuità, il donarsi.
Eppure basta fermarsi un istante e accorgersi che prima non eravamo così. Miracolo della Grazia dentro di noi. È però vero anche il contrario. Rancori, sofferenze mal digerite, egoismi, durezze, superficialità sono altrettanti semi che se non stiamo attenti crescono in noi e in una maniera misteriosa restringono la vita, la rendono disumana, irrespirabile.
Sorge quindi una domanda seria dal Vangelo di oggi: che cosa è seminato in noi? Il proseguo del discorso di Gesù ci lascia con una nota di profonda speranza: «A che paragoneremo il regno di Dio, o con quale parabola lo rappresenteremo? Esso è simile a un granello di senape, il quale, quando lo si è seminato in terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma quando è seminato, cresce e diventa più grande di tutti gli ortaggi; e fa dei rami tanto grandi, che all’ombra loro possono ripararsi gli uccelli del cielo».
È un po’ come dire che non importa se il bene in noi sembra così piccolo e insignificante. Quel bene se è di Dio diventa affidabile. Diventa salvezza.
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Nella vita spirituale certe volte ci assale l’ansia da prestazione. Siamo convinti che lo Spirito agisca in noi attraverso tutte le nostre forze, le nostre tecniche, i nostri pensieri, le nostre strategie, ma non ci rendiamo conto che molto spesso l’opera che Dio compie accade non grazie a noi, ma nonostante noi.
Anzi il lavoro più grande che bisogna fare nella vita spirituale è non ostacolare la grazia di Dio che opera misteriosamente in noi, esattamente come fa un contadino alla fine della sua fatica: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». È bello pensare che i cambiamenti più significativi della nostra vita accadono in noi senza che nemmeno sappiamo come. Noi dobbiamo fare certamente la nostra parte ma tutto il resto non dipende più da noi. Tu ad esempio puoi prenderti ogni giorno un piccolo tempo di preghiera e di silenzio, come fa un contadino che con pazienza irriga un campo. Ma finito questo non dipende più da te in che modo quel tempo che ti sei preso porta frutto in te.
È il misterioso lavorio della Grazia di Dio. Il segreto non consiste nel fare grandi cose eroiche, ma piccole cose fatte con fedeltà. E miracolosamente quelle piccole cose fatte con fedeltà diventano cose grandi, affidabili, esattamente come il granello di senape: “quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”.