Quando si prega si possono anche sprecare parole. Ce lo dice chiaramente Gesù nel Vangelo di oggi:
“Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate”.
Ecco perché la cosa che conta di più della preghiera è sapere davvero ciò che ha senso dire. Ed è proprio per questo che Gesù insegna ai suoi discepoli la preghiera del Padre nostro. Essa non è una formula ma una postura del cuore.
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Se non credi infatti che il Dio a cui ti stai rivolgendo è tuo Padre allora conta poco dire tutto il resto perché avrà solo il sapore di una supplica fatta dal fondo della tua disperazione, e non dalla convinzione del saperti amato. Ecco perché sembra che Gesù voglia dirci che la preghiera non serve a convincere Dio, ma a convertire noi. Non a caso il Vangelo si conclude con una richiesta esplicita:
“Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Allora se vogliamo capire se la nostra preghiera è una vera preghiera verifichiamo la nostra vita davanti alle parole del Padre nostro. Se esse risuonano in noi con autenticità allora la nostra preghiera è davvero tale, ma se facciamo resistenza in qualcuna di esse, sappiamo in cosa dobbiamo cambiare.
Commento al brano del Vangelo di: Mt 6, 7-15
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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