“Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli(…)? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo»”.
Non è un discorso bello da fare, ma tutte quelle volte che accendendo la tv o leggendo sulle rassegne stampa leggiamo di notizie terribili, di tragedie, incidenti, scontri, guerre, delitti e tutto ciò che può stonare con la vita, dovremmo approfittare per farci un estremo esame di coscienza e domandarci: io chi voglio essere? Come voglio continuare a vivere?
[better-ads type=”banner” banner=”84722″ campaign=”none” count=”2″ columns=”1″ orderby=”rand” order=”ASC” align=”right” show-caption=”0″][/better-ads]
È proprio vero, nessuno di noi può dire di essere migliore. Nessuno di noi può sentirsi al sicuro.
Ma la soluzione non è gestire la paura o vivere costantemente sulla difensiva, ma vivere sempre così bene la nostra vita da farci trovare costantemente intenti a vivere più che a sopravvivere. Mi vengono in mente le parole del grande papa Paolo VI: “Vorrei che la morte venisse a prendermi ma senza sorprendermi”.
L’unica maniera di prepararsi bene alla morte è vivere, e non semplicemente vivacchiare. Morire è sempre una tragedia (siamo fatti per la vita), ma la vera tragedia è morire senza aver vissuto bene quello che ci è stato dato di vivere.
Per questo Gesù racconta la parabola del fico. Se quest’albero piantato in mezzo ad una vigna non porta mai frutto, a che cosa serve? E se nonostante le migliori attenzioni e cure continua a non portare frutto, a che cosa serve? “Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?”.
Ma è qui che interviene la Misericordia di Cristo: “Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai”.
Ogni giorno che ci svegliamo dovremmo pensare che è la prova di questa pazienza che Dio ci usa, nella speranza di smettere di vivere solo “sfruttando” la vita, ma cominciando ad avere senso.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 13, 1-9
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net