«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Da questa pietra d’inciampo ha inizio la pagina del vangelo di oggi che ci racconta la meravigliosa parabola del figliol prodigo. È importante partire da questa affermazione degli scribi e farisei per capire il perché di questa storia raccontata da Gesù. Egli infatti non vuole offrire a chi lo critica delle idee diverse, ma vuole mostrare come nella storia concreta delle persone il suo modo di ragionare è completamente diverso, e non si può non essere concordi con le storie concrete, perché essi sono fatti, non ragionamenti astratti.
«Un uomo aveva due figli», così inizia questa storia. Quei due figli sono entrambi protagonisti. Nel nostro immaginario ci sembra che la storia principale sia quella del figlio minore, ma Gesù parla di un uomo con due figli, e non con uno solo. La differenza è che il più piccolo va via da casa, trasgredisce, sbaglia, si perde, poi toccando il fondo ricomincia una risalita che lo riporta a casa. La verità è che torna a casa perché ha perso tutto e ha fame, ma non sa che a casa lo aspetterà non ciò che lui si immagina, cioè la punizione di vivere come un servo, ma un padre che fa festa per lui è l’esperienza imprevedibile del perdono che sarà per lui uno choc.
Ma poi c’è l’altro figlio, il maggiore, che non è mai andato via da casa, non ha mai trasgredito una sola regola, ha sempre fatto il suo dovere ma che davanti al ritorno del fratello piccolo e alla reazione del padre, scoppia con tutto il suo livore mettendo a nudo un’infelicità repressa per anni. Anche per lui c’è un padre che esce a cercarlo: “Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare”. Avrebbe potuto obbligarlo, e invece questo padre lo prega. Cos’è questa storia se non ciò che Gesù tenta di fare con le due anime dell’uomo? Gesù non è venuto solo per il figlio minore, ma anche per pregare di entrare all’infelice figlio maggiore.
C’è speranza per chi ha sbagliato, ma c’è speranza anche per chi ha tentato di stare alle regole ma si è accorto che non bastava per essere felici.
NUOVO COMMENTO DA RADIO VATICANA