<<Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”>>.
Due miracoli si intrecciano nel Vangelo di oggi. Il primo riguarda il servo di un centurione romano. Questo militare va personalmente da Gesù implorando la guarigione del servo. Non si accorge però di essere egli stesso un miracolo davanti agli occhi di Gesù, che rimane colpito dalla fiducia immensa di questo straniero che sa di poter essere esaudito anche senza che Gesù fisicamente si rechi nella sua casa. Si sente indegno di farlo entrare nella sua casa, ma non indegno di poter essere ascoltato.
In lui umiltà e fiducia diventano un binomio sconvolgente tanto da suscitare la meraviglia di Gesù: <<Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che Io seguivano: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!”». Ma la giornata per Gesù non è ancora finita anzi è appena iniziata: <<Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò>>.
Gesù si occupa di ciò che gli si racconta. Gesù si occupa di ciò che egli vede con i suoi occhi. Potremmo dire che Gesù non è un indifferente, ma un differente: egli agisce come se ogni cosa meriti tutta la sua attenzione, tutta la sua cura. Fa bene quindi l’evangelista Matteo a mettergli addosso le parole del profeta Isaia: <<Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie>>.
Guarire nel Vangelo significa sentirsi amati con questa cura. E quando trovi qualcuno che ti ama accorgendosi di te, di quello che stai soffrendo, di quello che stai vivendo, di quello che stai chiedendo, allora la guarigione è già compiuta perché la cosa peggiore di chi sta male non è il male che soffre e basta, ma non trovare nessuno disposte ad accoglierlo, ad ascoltarlo, a fargli spazio.
Quando hai una spalla su cui contare non importa quasi più nemmero risolvere perché si può affrontare tutto.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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