AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
La Verità e l’Amore corrono sempre l’uno accanto all’altro, questo è il motivo per cui il vangelo di oggi ci racconta la corsa di Pietro e Giovanni il mattino di Pasqua. Ma l’Amore, che è rappresentato dall’agilità e dalla giovinezza di Giovanni, arriva sempre prima.
Dovrà poi aspettare che sia la Verità, cioè Pietro, ad entrare davvero nelle cose, in quel sepolcro scoperchiato. C’è come una sorta di compensazione tra questi due personaggi e quindi tra queste due dinamiche esistenziali di Amore e Verità. La nostra vita è inconcepibile senza questo binomio. Escludere ad esempio la dinamica della Verità, significherebbe condannarci a un basso sentimentalismo in cui saremo ostaggio solo delle facili emozioni.
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Allo stesso tempo escludere l’Amore dalla Verità significherebbe entrare in un calcolo che a lungo andare ci farebbe sprofondare solo in un freddo e sterile cinismo logico. Verità e Amore così sono come due binari che ci conducono a vivere ed entrare nel cuore della vita nella maniera più corretta possibile.
Ma c’è anche da dire che la Verità e l’Amore pur rimanendo due atteggiamenti essenziali, allo stesso tempo sono anche radicalmente diversi. Solo l’Amore, ad esempio, intuisce prima di tutti gli altri la spiga carica di frutto mentre il seme è ancora nascosto sotto terra.
È la stessa intuizione della resurrezione di Cristo che Giovanni ha davanti al sepolcro vuoto e alla vista dei teli posati sulla pietra. Nell’evidenza non si vede nulla, ma Giovanni comprende cosa indica quel vuoto, quell’assenza prima di tutti gli altri. La Verità constata, accerta, specifica, illumina, rende vivibile ma solo a patto che ci sia prima l’intuizione preveggente dell’amore.
Ecco perché non è sbagliato dire che l’Amore pre-vede, cioè sa vedere prima. Ha ragione quindi Pascal nel dire che “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.
C’è un’intelligenza del cuore che va sempre coltivata. È quell’intelligenza in cui San Giovanni eccelleva più di tutti gli altri: la genialità del cuore.
Commento del 2017
Commento del 27 dicembre 2021 su Facebook
“Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”. Perché Giovanni arriva per primo? Chi gli dà la forza di correre più veloce? Forse la sua giovane età o forse quell’annotazione di cui è pieno tutto il suo Vangelo: Giovanni è il “discepolo amato”.
È l’amore che fa volare Giovanni. È l’amore che ci mette le ali. E non abbiamo bisogno di convincere nessuno rispetto a questa evidenza, perché se anche solo una volta nella vita abbiamo sperimentato l’amore ci siamo certamente accorti che tutto è diverso quando si è amati. Hai una forza diversa, un coraggio diverso, uno sguardo diverso, un atteggiamento diverso.
L’amore ci cambia, ci trasfigura, ci abilita, ci rende capaci di cose impossibili. Forse è questo il motivo per cui lo stesso discepolo Giovanni quando dovrà dare una definizione di Dio dirà “Dio è Amore”. Questo è il segreto di tutto il cristianesimo: Dio manda Suo Figlio nel mondo affinché ognuno possa sperimentare un amore che lo salvi.
Ma la manifestazione di questo amore è per ognuno diversa, unica, misteriosa, da scoprire. Dio si può manifestare come amore attraverso un amico, un figlio, una donna, un uomo, una missione, un mestiere, un pezzo di natura, una passione. Ognuno deve poter scoprire Dio scoprendo questa manifestazione di Amore nella sua vita. Avere la fede significa accorgersi che qualunque sia questa manifestazione il suo vero nome è Gesù.
È Lui il nome dell’Amore.