HomeVangelo del Giornodon Luigi Maria Epicoco - Commento al Vangelo del 26 Novembre 2023

don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 26 Novembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 25, 31-46

Tutti siamo sempre spaventati dall’esperienza della fine. Il pensiero della morte è una paura inconfessata che abita nel cuore di ogni uomo. E lo è perché in fondo non sappiamo nulla di quel momento, né cosa ci aspetta.

Il Vangelo di oggi prende di petto esattamente questo mistero e getta luce su quel buio raccontandoci con precisione su cosa dovremmo fare i conti. In termini cinematografici dovremmo dire che il vangelo di oggi fa spoiler del finale, ma in realtà è proprio sapendo il finale che noi possiamo vivere diversamente la nostra vita.

È infatti nelle parole di questo finale che possiamo ripensare l’essenziale del viaggio della nostra esistenza:

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“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.

Ciò che conta è essersi accorti del fratello che ci è accanto, perché solo quando ti accorgi che esiste qualcosa di diverso da te stesso allora sei libero da quel grande inferno che è l’egoismo. In fondo chi è troppo concentrato su di sé non riesce mai ad essere felice, è troppo occupato a riempire gli spazi vuoti che lo abitano per accorgersi che ci sono anche altre cose.

La carità non è solo un modo di fare del bene agli altri, ma è la grande liberazione di chi è imprigionato e impantanato nel proprio io. Chi non si esercita in questo riconoscimento dell’altro, soprattutto quando soffre, condanna se stesso a una maledizione che lo lascia imprigionato in una perenne lontananza da ciò che conta.

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Questo è l’inferno: essere lontani da ciò che conta.

Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli”.

La lontananza, la maledizione, il fuoco, non sono altro che il tentativo di descrivere l’aver perso ciò per cui vale la pena vivere: è il fratello che abbiamo accanto, non il nostro “ego”.

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Un Re in incognito, così potremmo definire l’esperienza di Gesù raccontata dal Vangelo di Matteo nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Siamo infatti abituati all’idea che chi comanda spadroneggi sugli altri, ma Gesù mostra un altro modo di esercitare il potere, ed è quello di schierarsi dalla parte dei più deboli fino al punto di indentificarsi con loro: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. […] Continua a leggere qui.


Autore: don Luigi Maria Epicoco
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