don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 26 Novembre 2021

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€


Per un cristiano la lettura corretta dei segni non risiede nelle proprie sensazioni, né nei meri ragionamenti, ma bensì nella capacità di saper vedere le cose così come le vede Dio.

“Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina”.

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L’invito del Vangelo di oggi è di saper leggere i segni della nostra storia. Ma non è mai facile saperlo fare. Ecco perché per un cristiano è importante esercitarsi nell’arte del discernimento, perché molto spesso noi leggiamo la nostra vita in maniera emotiva, sentimentale o intellettuale senza mai riuscire a coglierne davvero il significato.

Il segreto è la frequenza al Vangelo, e in generale alla Parola di Dio, ci istillano dentro questo sguardo altro sulle cose. Più viviamo una relazione profonda con Dio, e più siamo immersi nel Suo sguardo sulle cose. Più lo amiamo e più sentiamo come Lui, vediamo come Lui, viviamo come Lui.

È una sorta di simbiosi d’amore che mentre ci lascia profondamente noi stessi ci dona però un punto di vista privilegiato su noi stessi e sulla storia. È troppo poco cercare segni e conferme, la grazia da domandare è saperli leggere. Senza la giusta chiave di lettura le esperienze decisive della vita, belle o brutte, vengono sprecate.

Invece un dolore o una gioia quando sono letti in maniera corretta ci forniscono una lettura sapienziale di noi stessi e del significato della nostra vita. certamente rimane sempre una porzione di mistero, ma questo ci spinge solo a voler entrare più intensamente nelle cose. Gesù ci parla della fine non per spaventarci ma per far nascere dentro di noi la nostalgia di “un fine”. Solo a partire da quello anche la fine è vivibile.

“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Senza il discernimento rischiamo di lasciare che i segni della nostra vita vengano letti dalle nostre ferite, dalle nostre paure, dalle nostre aspettative, avendo della vita e della nostra storia una visione distorta.