“«Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
La faccenda del perdono è una di quelle faccende scomode che il vangelo ci mette costantemente davanti. Forse perché il perdono quasi mai è una faccenda chiusa. Bisogna decidere di perdonare ogni mattina. Essere disposti a capire che il perdono non cancella gli effetti indesiderati del male subito, e che tutte le volte che qualcosa tocca quella ferita, si scoperchiano sentimenti di dolore, rancore, e morte dentro di noi. Così con molta pazienza dobbiamo di nuovo fare pulizia, e ristabilire un principio diverso di igiene interiore.
Il perdono serve a questo: non solo a sciogliere un altro, ma a concederci di essere anche noi stessi sciolti da ciò che ci lega a quel male subito. Per rincarare la dose Gesù aggiunge a Pietro una parabola i cui protagonisti sono due servi e un padrone. Uno di questi servi ha un debito esorbitante con il padrone, e non potendolo pagare deve essere imprigionato, ma il padrone vedendolo in difficoltà ascolta la sua supplica e lo lascia andare. Proprio mentre sta andando via questo servo graziato incontra un servo come lui. Quest’ultimo gli doveva pochi spicci, ma non sentendo ragioni lo fa arrestare e rinchiudere.
Il Padrone saputa la cosa rimane deluso: “Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto”. La storia sembra abbastanza chiara, eppure Gesù non si riferisce a un vago perdono che serve a salvare almeno il salvabile, si riferisce a un perdono che è fatto di cuore, cioè veramente e non solo formalmente. “Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”.
La domanda è: chi sa perdonare davvero cosi?
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Vangelo del giorno
Mt 18, 21-35
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.