La terribile morte di Stefano sembra rovinare tutta l’atmosfera del Natale. Come si può credere alla luce quando le tenebre vincono in questo modo? Come può convivere il martirio di Stefano con la buona novella del Vangelo di un Dio che si fa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi? È proprio su questa domanda scandalosa che la pagina del Vangelo di oggi ci aiuta a gettare un po’ di luce:
Gesù non tiene all’oscuro i suoi discepoli. Egli sembra voler dire loro “non pensate che andrà sempre tutto bene, anzi, proprio quando vi sarete decisi a vivere in un certo modo sperimenterete che tutto vi andrà contro. Ma non perdete fiducia perché vi aiuterò io ad attraversare qualunque tempesta”.
Finché continueremo a pensare a Gesù come un porta fortuna che tiene lontano le sfighe della vita allora non avremmo ancora capito nulla del cristianesimo.
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Gesù non è un modo per non avere problemi, ma un modo per non soccombere ad essi. Il male ha come scopo quello di usare i problemi per scoraggiarci, farci perdere la speranza, la fiducia, e soprattutto mettere in crisi la convinzione che Dio è nostro Padre.
Invece Dio usa le avversità affinchè usiamo la nostra libertà fino in fondo, specie quando tutto sembra perduto. Infatti solo chi si affida come Stefano può permettersi anche di morire, perché le persone così non muoiono mai veramente.
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La luce del Natale viene subito tinta di rosso del sangue del primo martire Stefano. C’è un salto temporale molto grande tra la nascita di Gesù e la morte violenta di questo primo cristiano, ma la liturgia accosta questi due eventi per ricordarci che le tenebre non rimangono indifferenti davanti alla luce e scatenano tutta la loro rabbia contro di essa. Chi vive il Vangelo deve essere consapevole che è più esposto all’azione del male. E il male non si presenta come nei film dell’orrore, il male usa la sua arma vincente, la logica del mondo. La lotta tra il bene e il male è la lotta tra la mentalità del Vangelo e quella del mondo. […] Continua a leggere qui.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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