L’evangelista Luca colloca alla fine del suo vangelo, il racconto dell’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus. È tra le pagine più famose del Vangelo, forse per quella sintonia che si crea immediatamente tra la nostra storia e la storia di questi due uomini che se ne tornano a casa con la coda tra le gambe, raccontandosi l’un altro la loro delusione. Siamo spesso delusi da come la vita ci toglie l’incanto e ci fa scontrare con la nuda realtà.
Eppure proprio mentre siamo intenti a salmodiare le cose che non vanno, Gesù si palesa: “Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”. È bello ricordarci che Gesù è presente nelle nostre crisi. Non è lontano.
Non è assente. Semplicemente siamo noi a non riuscire a riconoscerlo. Ma avere la fede significa anche fare memoria di questa Sua presenza, proprio quando le nostre sensazioni ci dicono invece la sua assenza.
Se ci mettiamo in ascolto di ciò che ci ribolle dentro, ci accorgeremo che ci sono delle domande che risuonano di più, che hanno un diverso peso specifico. È Gesù che mette il dito nella piaga, ma non per farci male, ma per sanarci.
<<“Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui>>.
Gesù ha il potere di istruirci anche nelle nostre inquietudini. Delle volte pensiamo che la vita spirituale è risolvere la nostra inquietudine, invece la vita spirituale è lasciare che Gesù ci guidi nella nostra inquietudine. E proprio da lì nasce in noi non tanto il desiderio di una spiegazione, ma di restare con lui.
<<Egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro>>. Nella vita si cresce quando si comprende che ciò che stiamo cercando non è una spiegazione ma Qualcuno.
Commento di Aprile 2019
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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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