Gesù nel Vangelo di oggi invita le folle e ognuno di noi a fare una cosa che molto spesso noi intendiamo in maniera sbagliata: giudicare:
“Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”.
Ascolta “don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 25 Ottobre 2024” su Spreaker.Il giudizio di cui Gesù sta parlando non è quello dei tribunali, e non è quello del dito puntato. È il giudizio di chiamare le cose per nome.
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È una cosa che raramente facciamo ma che dovremmo imparare a fare costantemente. Infatti solo quando chiami le cose per nome allora puoi anche affrontarle, diversamente le subisci.
Ma il vero motivo per cui non vogliamo chiamare le cose per nome è per non assumercene la responsabilità. Infatti sapere che una cosa è vera o falsa, bene o male, rende te infinitamente responsabile delle scelte che fai.
In verità non si può mai essere liberi finché non si impara a dire a se stessi la verità ad alta voce. Giudicare, infatti, è una disciplina che riguarda soprattutto il rapporto con noi stessi.
Il più grande regalo che possiamo farci è avere il coraggio di dirci la verità, e poi avere il coraggio di vivere per essa. Fu proprio questo l’augurio che ricevetti molti anni fa nella festa del mio compleanno: un sacerdote che ho sempre stimato, a me adolescente, regalò un libro con tutte le opere di Platone e vi scrisse sulla prima pagina: “Conosci la Verità e vivi per essa”.
Ma Platone non poteva sapere chi fosse davvero quella Verità. Quel sacerdote e io invece sì: Gesù.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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