Per raccontarci della regalità di Cristo il Vangelo di oggi ci mette sotto giochi la scena della crocifissione. In realtà a prima vista non scorgiamo lì nessun Re, ma solo un uomo perdente che muore ingiustamente sulla croce.
Eppure il vangelo ha ragione a insistere che lì c’è la chiave di lettura vera della regalità di Cristo, perché un Re è tale solo se può assumersi la responsabilità di difendere la gente che gli è affidata. Re, in fondo, è una parola che si avvicina molto a responsabilità.
Si è Re quando si è responsabili di qualcuno, cioè quando si è disposti a fare qualcosa per chi ci è affidato. E l’atto più alto di chi esercita una responsabilità nei nostri confronti non è salvarci da quello che viviamo, ma non lasciarci soli in quello che viviamo.
Eppure tutti moriamo dalla voglia di trovare qualcuno che ci tiri fuori dalle contraddizioni della vita, ecco perchè il ladrone dice: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!».Ma è l’altro ladrone che comprende la vera logica: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
In questi due atteggiamenti si consuma la maggior parte della nostra vita: o siamo arrabbiati perchè Dio non fa ciò che ci aspettiamo che Egli faccia, oppure ci fidiamo a tal punto da accettare anche di perdere ma con la grande forza di sapere che non siamo soli e che Chi ci ama si ricorda sempre di noi.
“Gli rispose Gesù: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»”.
Commento di don Luigi Maria Epicoco.