don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 24 Marzo 2023

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I ragionamenti della gente di Gerusalemme assomigliano così tanto ai nostri:

“Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia”.

Non di rado anche per noi il metro di giudizio è la critica, e la nostra convinzione di fondo è che ciò che pensiamo già di conoscere non ha dentro nessuna novità. Delle volte è così che trattiamo chi ci vive accanto, con critica e rassegnazione. E in entrambi i casi se potessimo far fuori le persone e le nostre routine lo faremmo senza pensarci due volte.

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Eppure quella gente si trova di fronte a Cristo, al Figlio di Dio, al Senso di tutta la vita, ma lo trattano con aria di sufficienza e presunzione. Presumere di sapere è la radice di ogni nostra tragedia personale. Invece ogni rivoluzione e cambiamento nascono dal ragionevole dubbio che forse noi non sappiamo tutto e che faremmo bene a fidarci ogni tanto.

«Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».

Il fastidio di cui è portatore Gesù è il fastidio che si prova davanti a una persona profondamente aggrappata a un significato. Le persone che hanno trovato un senso nella propria vita, sono felici. E le persone felici infastidiscono perché ci ricordano la nostra infelicità e fanno crollare la convinzione che l’infelicità è sopportabile solo perché tutti sono infelici.

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Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Il ragionamento di questi abitanti di Gerusalemme non fa una piega: Dio se è Dio deve stupirci, deve essere circondato da un alone di mistero, deve saper fare qualche effetto speciale, mentre invece di Gesù si sa tutto, si sa da dove viene, chi è la sua famiglia, dove ha giocato, dove ha studiato. Uno che si conosce non può essere Dio. La logica è un po’ come stare davanti alla donna della tua vita e ignorarla perché magari ci sei cresciuto insieme, mentre nella tua testa ti sei immaginato che la donna della tua vita sarebbe arrivata non si sa da dove e quando, e si sarebbe palesata a te come una ninfa o una sirena. I principi azzurri non arrivano sul cavallo bianco, e magari non sono nemmeno azzurri, ma rimangono principi. […] Finisci di leggere il commento qui.


Commento al brano del Vangelo di: Gv 7,1-2.10.25-30
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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