Forse è capitato anche a noi accendendo la televisione, sfogliando il giornale di leggere di brutte notizie. Cioè di leggere di storie di cronaca in cui è successo qualcosa di molto grave a qualcuno.
Il rischio è quello di pensare che queste cose accadono sempre agli altri e mai a noi. Gesù inizia esattamente con dei fatti di cronaca nel racconto del Vangelo di questa terza domenica di Quaresima ma non perché vuole spaventare i suoi discepoli o la gente che lo ascolta ma semplicemente per ricordare a tutti che la vita è una cosa seria e quando meno ce l’aspettiamo ci mette davanti a delle cose serie a delle cose grandi a delle cose gravose che richiedono da noi che cosa abbiamo fatto per che cosa abbiamo vissuto.
Se in questo istante qualcuno ci domandasse conto della nostra vita se in questo momento ciascuno di noi si ritrovasse faccia a faccia con la fine della propria esistenza, è lì che quella domanda diventa una domanda scottante, una domanda che brucia molto spesso le chiacchiere per cui tante volte viviamo.
Allora forse il cambiamento che ci chiede questa terza domenica del tempo di Quaresima è quello di smettere di temporeggiare, quello di pensare che se dei cambiamenti dobbiamo operare dentro la nostra vita, se con qualcuno ci dobbiamo riconciliare, se una raddrizzata dobbiamo dare la nostra esistenza queste cose le possiamo fare domani, è oggi il tempo del cambiamento perché temporeggiare significa ritrovarsi poi quando meno ce l’aspettiamo a dover rendere conto della nostra storia e a ritrovarci a mani vuote.
E’ bello che questa pagina del vangelo anche se così dura, finisce con un gesto di pazienza. Quando Gesù racconta questa parabola di questo fico dice “diamogli ancora tempo”, ariamolo, diamogli un anno di tempo , diamogli ancora un’altra possibilità perché possa riscattarsi perché possa portare frutto.
E’ un messaggio per ciascuno di noi domani mattina forse ci risveglieremo ancora una volta, ci sarà data ancora la possibilità di vivere la nostra vita ma non c’è data semplicemente perché Dio ci sta viziando, ma semplicemente perché ci sta dando ancora una volta la possibilità di concludere qualcosa di decidere per che cosa vogliamo vivere e di portare qualche frutto che mentre rende felici noi, può rendere felice anche Lui che ci ama.