AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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“In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva»”.
La tentazione di ghettizzare è sempre alla porta delle nostre fedi e delle nostre comunità, e il Vangelo di oggi ne è un esempio. “Signore abbiamo visto uno che non è tesserato (che non fa parte del nostro gruppo, movimento, parrocchia, ordine, associazione) e fa comunque del bene nel tuo nome, vuoi che glielo impediamo?”.
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Forse il mio è un eccesso di semplificazione ma a volte i nostri discorsi suonano un po’ così. Gesù raddrizza subito il tiro: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Che tradotto significa: contano più i fatti che l’abito del monaco.
Conta più ciò che ci unisce e non la logica di ciò che ci uniforma. Magari essere uniformati in un gruppo e in un’appartenenza ci rassicura, ma pensare che Dio agisca solo “con i nostri” significa offendere Dio che è tale perché può agire anche “fuori” il sistema e non solo dentro. La libertà dello Spirito deve essere costantemente un memoriale per ciascuno di noi a non rinchiuderci, a tenere sempre aperta la porta del dialogo, della simpatia, dell’umiltà. Quando ci si sente migliori allora in noi il cristianesimo ha fallito.
Invece la vera discepolanza viene dalla capacità di saper essere discepoli della Verità ovunque essa si manifesti. Dobbiamo essere capaci di saper seguire una cosa vera anche quando è detta dalla bocca del nemico. Dobbiamo essere capaci di permettere a chi agisce secondo verità e giustizia di poterlo fare anche se non è “dei nostri”.
È in questo tipo di libertà che si vede la nostra vera appartenenza che non si definisce solamente con le logiche del mondo. Per questo le categorie di destra, sinistra, progressisti, tradizionalisti, nella chiesa sono solo riduzioni di un mistero che non può essere incasellato da sensibilità orizzontali.
Ricordiamoci di Gesù: “chi non è contro di noi è per noi”.
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Commento da Facebook
Può la gelosia impadronirsi dei ragionamenti di un credente? Assolutamente si, e il vangelo di oggi sembra darne testimonianza: «Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva». La tentazione di escludere l’altro quando non è nella nostra zona di controllo è sempre forte, e quando ciò accade nella Chiesa è indice che ci troviamo in un ambiente chiuso. Un credente sa che lo Spirito soffia dove vuole, e agisce anche fuori dai nostri recinti.
La vera domanda è se siamo disposti ad accorgerci dell’azione dello Spirito ovunque essa si manifesti e a lasciare che faccia ciò che ha in mente. C’è però un criterio di giudizio nel capire che è realmente opera dello Spirito, ed è Gesù stesso a darcene conto: “Non glielo vietate, perché non c’è nessuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e subito dopo possa parlar male di me. Chi non è contro di noi, è per noi”. Ecco come si fa a capire se è davvero lo Spirito: tutto ciò che viene da Dio non può poi parlare male di Cristo, e del Suo corpo, che come ci insegna San Paolo, è la Chiesa.
Quindi nel proliferare di esperienze cristiane, carismatiche, movimenti mariani, apparizioni, gruppi di preghiera, l’unico modo che abbiamo di capire se sono davvero dalla parte di Dio è accorgerci se queste esperienze nel vivere la preghiera, i segni, e tutto ciò che li caratterizza, alla fine non si pongono al di fuori della Chiesa stessa, mettendosi contro Cristo stesso. E delle volte si possono dire molti rosari, fare grandi pellegrinaggi, partecipare a raduni immensi di fedeli e poi sentire parlare male del Papa, dei Vescovi, della Chiesa, mettendo in maniera diabolica insieme chiavi di lettura distorte della realtà.
I veri santi possono anche criticare la Chiesa, ma non ne conosco nessuno che si sia messo fuori di essa, o peggio ancora che dica “sono io la vera Chiesa”. Uomini come Padre Pio o don Dolindo Ruotolo riderebbero di gusto davanti a certi profeti autoproclamatisi tali.