La scampagnata raccontata nel Vangelo di oggi rimarrà indimenticabile nella memoria di Pietro, Giacomo e Giovanni. E lo sarà perché in quel giorno faranno la straordinaria esperienza di vedere con i loro occhi che Gesù non solo è veramente uomo, ma è anche veramente Dio. Quella Luce rimarrà indelebile anche quando il buio sembrerà vincere e darà la sensazione di essere l’ultima parola su tutto. I discepoli devono imparare che credere significa anche fare memoria.
Significa anche ricordarsi di ciò che conta proprio quando sembra non ci sia più. La fede è molto spesso questa memoria che ci salva. “E fu trasfigurato in loro presenza; le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare”. Ma le esperienze estreme di gioia come quelle di dolore, producono in noi paura, spavento: “E apparve loro Elia con Mosè, i quali stavano conversando con Gesù. Pietro, rivoltosi a Gesù, disse: «Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia».
Infatti non sapeva che cosa dire, perché erano stati presi da spavento”. Eppure nelle nostre esperienze di confusione e paura, Dio può parlare: “Poi venne una nuvola che li coprì con la sua ombra; e dalla nuvola una voce: «Questo è il mio diletto Figlio; ascoltatelo». E a un tratto, guardatisi attorno, non videro più nessuno con loro, se non Gesù solo”. Al fondo della nostra paura, se rimaniamo in ascolto, ci accorgeremo che c’è una voce che ci indica una strada perché ci indica che cosa è vero o no.
Al fondo delle nostre agitazioni, pensieri ed emotività c’è una voce che ci ricorda che cosa dovremmo davvero ascoltare. Non va ascoltata la paura, ma ciò che c’è oltre di essa. Non vanno ascoltate le proprie emozioni ma ciò che c’è al loro fondo. Non vanno ascoltati i propri pensieri ma ciò che li precede.
Questa è la grande lezione della Trasfigurazione: ricordarsi della luce quando è buio, e imparare ad ascoltare ciò che conta nonostante la paura ci suggerisca parole e ragionamenti senza molto senso e prospettive.
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Vangelo del giorno
Mc 9, 2-13
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.