La resurrezione è un’esperienza personale o ristretta che man mano diventa sempre più grande e inclusiva. Ecco perché il Vangelo di oggi inizia con l’elenco delle apparizioni. La cosa che però colpisce è l’incredulità proprio dei discepoli che ricevono l’annuncio:
“Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero”.
È faticoso doversi fidare della testimonianza di qualcun altro. È faticoso dover coltivare innanzitutto un senso di fiducia nell’esperienza di chi ci circonda o di chi ci precede in qualcosa. Eppure per parlare, per scrivere, per scegliere innanzitutto ci fidiamo di qualcuno che queste cose le ha fatte prima di noi anche senza che ce ne rendiamo conto fino in fondo. A noi piace verificare le cose in prima persona.
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E in un certo senso questo è giusto. Arriva un momento nella vita in cui ci serve capire che cosa davvero è qualcosa per me, non per gli altri. Il cristianesimo non può fermarsi ad essere solo la storia di qualcun altro di cui io mi fido, deve diventare la mia storia. Ma prima di diventare la mia storia, è l’esperienza degli altri il vero punto di partenza. Per questo esiste la Chiesa.
La Chiesa è questo passaparola che di esperienza in esperienza ci raggiunge, facendoci passare dal racconto degli altri alla nostra stessa esperienza. È un prima che rende possibile anche il dopo. Senza questo prima che noi chiamiamo “Tradizione”, non ci può essere nemmeno la novità del “dopo” di ciascuno di noi. Forse dovremmo far pace con la nostra incredulità, perché può anche darsi che come credenti siamo anche degli increduli.
Ma ciò che conta è avere l’umiltà di lasciare da parte la nostra incredulità quando è Cristo stesso a manifestarsi a ciascuno di noi, nei modi e nei tempi che Egli decide per ciascuno di noi.
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*** Nuovo commento da Facebook ***
Se il Vangelo fosse stato scritto solo per darci dei buoni esempi allora avrebbe dovuto epurare molti racconti e molti dettagli, e tra di essi queste due affermazioni che leggiamo nel racconto della resurrezione dell’evangelista Marco. Il primo riguarda l’incontro con la Maddalena: “Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto.
Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere”. Il secondo è questo: “Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere”. L’incredulità dei discepoli è davvero scandalosa. I primi a non crederci sono proprio loro. E se il Vangelo ci riporta questa loro fatica è forse per dirci che anche da credenti ognuno di noi combatte sempre con la propria incredulità.
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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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