don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 23 Aprile 2021 – Gv 6, 52-59

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Quanto possa creare scandalo e confusione qualcuno che ti dice che devi mangiare la sua carne e bere il suo sangue per salvarti. Sembra quasi un invito a un orribile cannibalismo. Ecco perché i Giudei si domandano ad alta voce:

“Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.

Ma Gesù non indietreggia nella Sua affermazione:

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“Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

È San Tommaso che ci spiega la differenza. Anche lui l’aveva appresa da Aristotele ma al di là di chi ce ne fornisce la spiegazione ciò che conta è comprendere che la realtà è fatta di due cose: sostanza e accidente. La sostanza è ciò che è una cosa nella sua realtà più profonda. L’accidente è la parte esterna. Banalizzando è un po’ come dire che quando qualcuno vuole dire a qualcun altro che lo ama, lo abbraccia. In sostanza è amore, esternamente un abbraccio.

L’Eucarestia è la stessa cosa: in sostanza è realmente Gesù, esternamente è pane e vino, cosicché quel pane e quel vino sono la parte esterna di una realtà molto più profonda. In questo senso noi mangiamo e beviamo realmente il corpo e il sangue di Cristo. Non simbolicamente, ma realmente. Perché i sacramenti sono in sostanza delle cose pur poggiandosi esternamente su alcuni segni. La cosa però che conta è che molto spesso dobbiamo fare l’esperienza scandalosa del segno esterno.

Capitò così anche nelle aspettative del popolo eletto. La richiesta di un Messia liberatore dovette fare i conti con la realtà di un bambino fragile, nato povero e quasi di nascosto. Eppure quel bambino è il Figlio dell’Onnipotente. Se è Onnipotente perché assume la forma della debolezza e della fragilità? Perchè la potenza di Dio non è mai prepotenza, è la “forza gentile” direbbe Newman di chi sa che la forza che può tutto è l’Amore.

Ecco perché l’Onnipotenza si manifesta nel Figlio inchiodato sulla Croce, e anche questo è scandalo.


AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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