“Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa”. Se di Gesù ci impressionano i miracoli, la misericordia, i segni, le parole, non può passare sotto silenzio anche il pianto del vangelo di oggi. Poche volte il vangelo sottolinea il pianto di Gesù, ma anche solo il fatto di menzionarlo lo riempie di una luce nuova. Abbiamo diritto di piangere perché anche Gesù piangeva.
Abbiamo diritto di piangere quando ci manca qualcuno, quando lo perdiamo come capitò a lui con Lazzaro. Abbiamo diritto di piangere quando vediamo colui a cui vogliamo bene ridursi alla totale infelicità come il racconto della pagina del vangelo di oggi. Abbiamo diritto di piangere quando la vita ci fa incontrare le sue contraddizioni e la sua ingiustizia come capitò un giorno a Gesù incrociando a Nain il corteo funebre di un ragazzo figlio unico di una madre vedova.
Prima di essere le anticamere di grandi miracoli, questi racconti menzionano il pianto come qualcosa che faceva parte di Gesù. Due gravi malattie invece affliggono la nostra vita: o non piangere mai, o piangere sempre. Non piangere mai, molto spesso nasce da un estremo tentativo di proteggersi dal troppo dolore.
Si diventa duri e cinici non per cattiveria ma per reazione nei confronti di una vita che è stata troppo difficile. In quella durezza non solo viene schermato il dolore ma anche la gioia. Allo stesso tempo piangere sempre non è indice di libertà ma di incapacità a tenere gli argini degli eventi affinché ci conducano da qualche parte.
Non è tanto il pianto in sé, ma è il pianto che non arriva mai a una decisione, a una scelta, a una postura interiore diversa dal vittimismo. Gesù pare dirci che ci sono cose che ci danno il diritto di piangere, come capita a Lui nel vangelo di oggi nello scorgere Gerusalemme sorda alla conversione.
Ma il suo pianto non è fine a sé stesso, non è fuga, è al contrario entrarvi dentro, decidersi fino alle estreme conseguenze. Gesù non scappa da Gerusalemme, ma è proprio lì che accoglie il Suo destino ultimo.
Commento di don Luigi Maria Epicoco.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 12, 46-50
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Parola del Signore