“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”.
Sembra eccessiva questa espressione del Vangelo di oggi ma in realtà essa nasconde una forma altissima di carità. L’amore vero sa fare discernimento. Non è un buonismo di basso costo. Certe volte pur di sentirci buoni distribuiamo “cose buone” come se stessimo facendo volantinaggio, ma come giudichereste uno che in piazza si mettesse a regalare patenti di guida a dei quindicenni senza nessuna esperienza?
Molto probabilmente gli metterebbe in mano qualcosa di buono che potrebbe però fargli molto male. E questo accade quando tu non pensi che di fronte hai qualcuno con una storia, con una tempistica, con un modo di recepire le cose che va intercettato prima ancora che esaudito. Siamo chiamati ad amare, cioè siamo chiamati a dare cose “sante”, ma non senza criterio ma prendendo sul serio chi abbiamo di fronte perché ciò che conta non è solo dare, ma fare in modo che ciò che si sta dando possa davvero arrivare al cuore delle persone.
Ma non bisogna dimenticare però che agli occhi del mondo chi ama appare sempre come “uno spreco”. I santi, i più delle volte, sono stati percepiti dal mondo come uno “spreco”. Molti di loro hanno consumato la loro vita rinunciando a realizzare una gloria personale. Molti di loro sono morti quando sembravano trovarsi nel cuore del meglio di questa vita.
Molti di loro hanno detto di no a chi gli ha offerto il mondo intero pur di non perdere se stessi e ciò che più stava loro a cuore, cioè Cristo. Prima di essere ammirati sono stati dileggiati, derisi, compatiti, giudicati, fatti fuori. Per questo il vangelo ci ricorda che la strada che conduce alla vita è stretta, e bisogna abbassarsi, spogliarsi, farsi piccoli per potervi passare: “quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”.
Si, perché delle volte il problema non è solo entrarvi ma trovarla.