In questa seconda domenica del tempo ordinario, il vangelo ci porta a Cana di Galilea.
In questo episodio che è conosciuto come “le nozze di cana”, Gesù è lì con i discepoli e c’è anche sua madre presente.
In questa festa che forse simboleggia un po’ tutta la vita, si sta consumando la gioia e mentre tutti i festeggiati sono intenti a vivere a viversi appieno quella grande festa, l’occhio di madre, di Maria, si accorge che viene a mancare il vino, cioè viene a mancare quella motivazione di fondo , quella gioia, quelle scorte di motivazioni per cui quella festa vale la pena.
Come molto spesso capita anche dentro la nostra vita, a un certo punto vengono a mancare le scorte di motivazioni e quelle grandi scelte che abbiamo fatto si svuotano, diventano pesantissime, diventano quasi invivibili.
Non è Gesù ad accorgersi di questo, anzi forse se ne accorge ma il Vangelo sottolinea che è Maria che è lo sguardo di questa donna ad accorgersi di questa mancanza.
E questa forse potrebbe essere già una bellissima riflessione, amare come Maria significa rendersi conto dei bisogni degli altri ancor prima che si trasformino in tragedia.
Ancor prima che venne a mancare tutto quello per cui le cose una volta rotte non possono più mettersi insieme, quando vogliamo bene a qualcuno dobbiamo volergli bene così cioè anticipando quelle che poi possono essere delle crisi irreversibili, cercare di vedere il bene degli altri quando ancora quegli altri sono in tempo per poter cambiare la la loro vita.
Ma questo è valido per ciascuno di noi quando le nostre famiglie non funzionano, quando il nostro lavoro non funziona, quando il nostro rapporto con noi stessi non funziona, quando le relazioni tra di noi non funzionano, perchè viene a mancare questo vino.
Che cosa bisogna fare? Maria ci da questa indicazione: fate tutto quanto egli vi dirà, cioè seguire le istruzioni, mettersi in ascolto, in obbedienza di questo cristo. Questi sono i cristiani, i cristiani sono quelli che se non vogliono perdere il bandolo della matassa della loro vita, se non vogliono perdere il senso della loro esistenza, se non vogliono perdere le scorte di motivazioni per le cose che hanno scelto, sono continuamente in ascolto di qualcuno che gli spiega che cosa fare, che gli spiega le istituzioni dell’uso dell’esistenza, non una volta per tutte ma continuamente.
Un cristiano che non ascolta e non mette in pratica come questi servi è destinato a finire completamente questo vino e a rovinare questa festa e a rovinare questo matrimonio.
Forse questa domenica ricorda a ciascuno di noi che proprio nell’umiltà di questo ascolto di Gesù, in questo rimettersi continuamente in obbedienza a lui, in questo ascoltare le sue istruzioni per metterle in pratica che forse possiamo salvare qualcosa della nostra vita e ci accorgeremo anche i più grandi fallimenti accadono proprio per solitudine, accadono perchè pensavamo di riuscirci da soli, di avere le motivazioni da soli, di avere le spiegazioni da soli, di avere le forze da soli per poter affrontare tutto.
Quando campiamo invece che abbiamo bisogno di gesù allora che in quello stesso istante che comincia il miracolo di Cana, anche per ciascuno di noi.
ALTRO COMMENTO
“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»”.
Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciò che hai, ma di ciò che ti manca. L’amore vero è prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchè in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresì proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.
Gesù non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioè prende ciò che c’è e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare può cominciare ad essere il punto di forza della tua santità. Assurdo! Ma questo è il miracolo: il Signore è l’unico che può prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.
Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.