<<In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio>>.
Le parole che Gesù pronuncia a quel discepolo notturno che è Nicodemo, sono parole di una profondità immensa. Vedere il regno implica come condizione una rinascita. Ma in che senso bisogna rinascere? È qui che il mistero dell’affermazione di Gesù crea un problema: <<Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?>>.
La resistenza che fa Nicodemo nel capire le parole di Gesù è la medesima resistenza che facciamo noi quando in fondo al cuore ci domandiamo: <<Dopo tanti anni che si vive in un modo, si può davvero cambiare?>>.
Siamo tutti convinti che quando ci si struttura in una mentalità, in un atteggiamento, è difficile cambiare. In realtà abbiamo molta ragione nell’affermare questo. Ma l’incontro sconvolgente della fede riguarda proprio la nostra parte strutturale, non la nostra parte superficiale: <<Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”>>.
Sono i sacramenti, la parola di Dio, la preghiera, i fratelli, le esperienze che si fanno, il modo attraverso cui Dio mette mano strutturalmente alla nostra vita fino a farci rinascere. La vita della fede infatti è una vita nuova. Non basta un’adesione esterna a ciò che si crede, bisogna avere il coraggio di domandarsi se ciò che crediamo ci ha ristrutturati da capo.
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Se così non avvenisse, allora non dobbiamo credere che rimarremo semplicemente uguali, ma che sarà la vita con le cose che ci riserva a segnare in maniera indelebile ciò che siamo. Credere è decidere noi in che modo vogliamo “essere rimessi al mondo” e non lasciare questo al caso.