“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
È sempre molto difficile accettare negli altri ciò che non riusciamo ad accettare in noi. E forse ci è più facile disprezzare negli altri ciò che disprezziamo in noi. Ma questo disprezzo non è neutrale, ha delle conseguenze. Dio ha messo un custode alla porta del bambino che è in noi. Forse è questa in sostanza la festa degli angeli custodi che oggi la liturgia ci fa ricordare.
La loro custodia non funziona come una forma di assicurazione sulla vita. La loro presenza ci fa sperimentare misteriosamente la possibilità stessa della vita. Perché quando tu ti senti le spalle coperte riesci anche a camminare davanti a te. Se non ti senti le spalle coperte non riesci nemmeno a mettere il passo successivo.
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Un angelo custode non ci è messo accanto per evitarci tutti i pericoli, ma per farci osare la vita nonostante i pericoli. Ma questa presenza è utile solo nella misura in cui torniamo ad essere “come bambini”, dice il Vangelo. Cioè viviamo più affidati che preoccupati:
“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”.
La semplicità dei bambini ci fa sentire anche la possibilità della vita stessa. Più cresciamo, più ragioniamo troppo sulle cose fino al punto di convincerci che non ne valga la pena, e così invece di andare avanti, ci fermiamo. Oggi dovremmo forse lasciarci prendere la mano e riprendere il cammino. Non siamo soli. Non è forse questo anche il grande messaggio di tutto il cristianesimo? Non siamo soli.
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Siamo di qualcuno. Siamo amati. A qualcuno interessa di noi non in maniera distratta ma fino al punto da dare la sua stessa vita. Chi ti ama così è come se ti mettesse addosso sempre quella giusta energia che ti aiuta a camminare sicuro nonostante tutto.
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La festa degli angeli custodi è accompagnata da una particolare pagina del Vangelo di Matteo. È quella pagina in cui i discepoli cercano di capire in che modo si è importanti nel regno dei cieli. In questo nostro mondo sono i più forti, i più furbi, i più scaltri, i più raccomandati a occupare la fila dei più grandi, ma davanti a Dio non funziona così, e Gesù ha un’idea geniale per spiegarlo: “Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”. Si è grandi nel regno dei cieli quando ci si affida completamente a Dio con la stessa totalità e fiducia con cui un bambino si affida alla propria madre e al proprio padre. […] Continua a leggere qui.
Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 18,1-5.10
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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