don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 2 Dicembre 2019

“Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: <<Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente>>”.

Il gesto di totale altruismo di questo centurione romano è una scuola di immensa umanità. La sua non è preghiera per sé stesso, è preghiera per un suo servo, uno di quelli che la cultura delPepoca poteva relegare tranquillamente a un oggetto da cambiare, da sostituire senza perdere molto tempo. Eppure invece dall’alto della sua  posizione il centurione va a cercare Gesù e lo implora di fare qualcosa per il suo servo.

In questa accorata preghiera Gesù si sente toccato nel vivo da quella compassione che attraversa tutto il Vangelo: <<Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”>>. Potremmo tranquillamente chiudere qui il racconto, pensando che il meglio ormai è stato raggiunto.

Ma è proprio a questo punto che il centurione romano imprevedibilmente tira fuori una fede ancora più immensa: <<Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’ , ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa>>.

In pratica sta dicendo a Gesù: non voglio la prova che mi stai esaudendo, io mi fido di te anche senza nessuna prova esterna. Io so che tu hai preso a cuore le mie parole anche se non vedrò nulla di come interverrai. La sua è fede che si fida, non fede che cerca di convincere. Se noi imparassimo a pregare così, le nostre preghiere risulterebbero meno disperate.

Perché la sensazione terribile che a volte ci prende nella preghiera è quella di domandare senza vedere nessun segno di essere stati ascoltati, accolti, presi in carico. Avere fede significa credere che se siamo amati è impossibile che Dio rimanga indifferente a ciò che è decisivo nella nostra storia. Credere senza conferme. Pregare senza dubitare. Affidarsi senza tentennare.

“In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande”.

Commento di don Luigi Maria Epicoco.


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8, 5-11

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».

Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Parola del Signore

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