“Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!»”.
Non so perché ma ogni volta che leggo nel Vangelo questa espressione, mi commuovo sempre. E poco importa se a dire questo sono le guardie del Tempio che erano andate ad arrestare Gesù senza riuscirci. Anzi forse proprio per questo hanno il sapore di essere più vere ancora, perché vengono dalla bocca degli antagonisti di Gesù.
Eppure è l’unica risposta che mi viene da dare a coloro che mi domandano: ma perché sei cristiano? Oppure, perché sei prete? E io rispondo: “Perché mai un uomo ha parlato come Lui”. E non c’è dietro la retorica di un discorso convincente ma l’intuizione profonda che ad un certo punto anche Pietro dirà nel Vangelo, e cioè che le parole di Gesù sono parole cariche di vita, ma non di una vita qualunque, di vita eterna.
“Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!»”.
La sprezzante risposta elitaria dei farisei fa trasparire tutta la rabbia e la frustrazione che Gesù suscitava in loro. Sembrano sbrigativi nel dire che solo dei creduloni potevano andare dietro a Lui, ma nessuno che abbia studiato si sognerebbe mai di ascoltarlo. Ed è proprio in quel momento che si alza la voce di uno che invece ha studiato e fa parte di loro:
“Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua”.
La testimonianza di questo brano ci svela che il seguito di Gesù era trasversale. Non solo la gente più umile del popolo ma ogni persona che aveva il cuore aperto all’azione di Dio. Con l’unica differenza che è così difficile delle volte restare con un cuore umile, docile e aperto quando ci si convince di aver capito tutto di Dio.
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“Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo! ”
Sono così vere le parole di queste guardie che tutto il Vangelo di oggi dovrebbe essere colmo solo di ammirazione per la loro lealtà. In fondo, di Gesù forse non sapevano nulla, e quella mattina si erano mossi dalle loro caserme per andare ad arrestare uno dei tanti che gli era stato comandando di arrestare.
Eppure l’incontro con Gesù lascia il segno su di loro. Gesù aveva toccato in questi uomini qualcosa che nessun altro aveva mai toccato. Credo che in fondo sia così per tutti quelli che hanno fatto davvero esperienza di Cristo. Ad un tratto nella vita si sono accorti che ciò che c’è di interessante in Lui non sono le sue idee, ma Egli stesso.
È il modo con cui agisce che rimane impresso prima ancora dei suoi insegnamenti, e delle conseguenze da tirare nella vita. Ma non basta subire questo fascino per divenire discepoli. Si diventa infatti discepoli quando quella parola non solo tocca il cuore ma provoca la nostra libertà a una decisione. Ogni cosa vera o suscita delle decisioni oppure è una verità sprecata.
Se incontri l’amore ma non fai nessuna scelta a suo riguardo allora hai sprecato l’amore. Se incontri la fede ma non fai nessuna scelta a suo riguardo allora hai sprecato la fede. Se incontri qualcosa di bello nella vita ma non fai nessuna scelta conseguente allora hai sprecato quella bellezza.
Nessuno si può dare da solo una parola così, ma la libertà conseguente invece è proprio e solamente roba nostra. Ad esempio: con che decisione vogliamo lasciare l’incontro con il Vangelo di oggi?