“Un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola”.
Non è vero che Gesù fa preferenze. Il Vangelo di oggi è la prova che la tavola dei peccatori e quella dei farisei è gradita a Gesù nello stesso modo. Lui ha a cuore le persone, non le loro etichette. Ciò che gli sta a cuore è raggiungere le persone lì dove sono, nella loro familiarità, nella loro casa, lì dove la loro vita dovrebbe essere più autentica. Ma il Vangelo prosegue dicendo che
“Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro»”.
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In realtà ci sarebbe ben poco da aggiungere a quello che ha già detto efficacemente Gesù. Anche noi siamo ostaggi delle logiche dell’esterno, dell’apparire e quasi mai ci accorgiamo che certe macchie che si vedono da fuori vanno pulite da dentro, esattamente come accade ad alcuni bicchieri che nonostante li si lucida esternamente hanno bisogno di essere lucidati soprattutto all’interno.
È un po’ come dire che tanti problemi che abbiamo apparentemente, in realtà si risolverebbero se prendessimo sul serio la nostra interiorità. Riusciremmo certamente a smacchiare tante paure, insicurezze, egoismi, ferite, se solo usassimo l’accortezza di affrontare tutto questo innanzitutto dentro di noi. Gesù ci indica una via per fare questo:
“Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro”.
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Cioè solo quando iniziamo seriamente ad amare allora iniziamo davvero a guarire, e a ripulirci. È l’esodo dell’amore che ci tira fuori. Se invece rimaniamo centrati su noi stessi, sulle nostre prestazioni, su quanto dovremmo essere bravi, allora continueremo a lucidare la maschera all’esterno, ma non toccheremo ciò che davvero conta.
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“Un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola”. Credo che anche solo questa annotazione meriti tutta la nostra attenzione. La cattedra che Gesù usa per parlare con le persone è quella della tavola. Non a caso qualcuno mormorava di lui dicendo che “era un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”. Ma la tavola dell’uomo di oggi è quella di un fariseo, non di un pubblicano. Ciò che per Gesù conta è l’uomo e non l’etichetta che si porta addosso. Ciò che gli sta a cuore è raggiungere le persone lì dove sono, nella loro familiarità, nella loro casa, lì dove la loro vita dovrebbe essere più autentica. Ma il vangelo prosegue dicendo che “Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro»”. […] Continua a leggere qui.
Autore: don Luigi Maria Epicoco