

La storia di lazzaro รจ una storia che deve segnare in maniera indelebile il nostro immaginario cristiano. Lo scopo di simili storie รจ esattamente questo: comunicarci in maniera esperienziale ciรฒ che conta. E la cosa che piรน conta in questa storia non รจ lโingiustizia subita da Lazzaro ma bensรฌ la tragedia di cui รจ vittima il ricco epulone.
Il racconto del Vangelo sembra volerci suggerire che si puรฒ arrivare a un punto di non ritorno nella propria vita in cui si perde persino la propria identitร e il proprio nome (infatti non si riporta il nome di questo ricco) e tutto questo perchรฉ si confonde la propria identitร con ciรฒ che possediamo. Lโuomo non รจ mai ciรฒ che ha. Quando tu vivi pensando che la tua vita viene definita da ciรฒ che hai allora basterร toglierti ciรฒ che hai per accorgerti del niente che sei.
La morte in fondo รจ la fine del verbo avere e lโinizio del totale verbo essere. Se tu hai passato tutta la tua vita dimenticando chi sei (il verbo essere) e vivendo solo per ciรฒ che il mondo ti dava (il verbo avere), allora alla fine scoprirai che lโinferno รจ vivere nella cancellazione del tuo verbo essere, in un luogo di nulla cosmico. E il problema vero รจ che nellโinferno non smetti di essere ma semplicemente non puoi piรน recuperarlo come qualcosa che ti salva la vita, ma lo vivi come una condanna che non ti fa piรน varcare il confine tra ciรฒ che puรฒ salvarti e ciรฒ che puรฒ condannarti.
Questo confine รจ il confine dellโamore. Amare significa riappropriarci di ciรฒ che siamo. Non poter piรน amare รจ lโinferno. Per questo ciรฒ che in vita รจ una possibilitร (il ricco avrebbe potuto amare Lazzaro), dopo la morte รจ un abisso:
โFiglio, ricรฒrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui รจ consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di piรน, tra noi e voi รจ stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, nรฉ di lรฌ possono giungere fino a noiโ.
Allora applichiamo un detto romano: โFacemo bene adesso che cโavemo tempoโ.
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La cosa che colpisce nel racconto di Lazzaro e del ricco epulone del Vangelo di oggi, รจ esattamente il paradosso dellโillusione di chi pensa che il verbo avere siamo migliore del verbo essere. Il ricco epulone coincide talmente tanto con i suoi averi fino al punto da perdere persino la sua identitร , ecco perchรฉ non si riporta neanche il suo nome.
Il povero invece che di averi non ne ha, ha invece qualcosa di piรน importante, un nome, unโidentitร , un verbo essere. Egli appunto รจ Lazzaro. Dio รจ Colui che ci promette di difendere fino allโestremo il nostro verbo essere. Egli non ci promette averi, ma ci promette di farci diventare noi stessi fino in fondo, al di lร della vita che ci รจ capitata in sorte di vivere.
La vita eterna รจ vedere la realizzazione del nostro vero essere. Lโinferno รจ il prolungamento di questa mancanza, il tormento di aver smarrito lโunica cosa che conta. Ma tutto dipende dalle nostre decisioni attuali. E per poter decidere di fare la cosa giusta non servono segni straordinari, ma basta far funzionare la mente e il cuore. Per questo Abramo rifiuta al ricco epulone la richiesta di mandare Lazzaro a convincere i suoi fratelli ancora vivi a convertirsi: โMa Abramo rispose: Hanno Mosรจ e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrร da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosรจ e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasiโ. In questo modo Gesรน vuole dire che la sua vita, la sua morte e la sua resurrezione non sono un imposizione ma una provocazione alla nostra libertร .
Davanti alla testimonianza di Cristo possiamo decidere di capire o ostinarci a vivere in maniera contraria. Tutto dipende da noi, non da chi dovrebbe convincerci.