La chiamata di Levi, già abbastanza scandalosa perché è la chiamata di un pubblicano, viene festeggiata in casa di lui con un banchetto in cui Gesù mangia e beve con i peccatori.
Ovviamente una simile scelta non può lasciare indifferenti tutti coloro che con questa gente non vogliono avere nulla a che fare, e che soprattutto mai si sognerebbero di mettersi a tavola, cioè in comunione, con chi è evidentemente fuori dagli insegnamenti di Dio.
Ma Dio non è impressionato dai nostri peccati, fa invece qualcosa di inaspettato: esce Egli stesso fuori strada per venirci a riprendere e riportarci sul giusto binario. L’amore vero non si limita a indicare la verità, ma sa mettersi in gioco affinché quella verità divenga un’esperienza concreta.
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Gesù non è venuto semplicemente a ripeterci delle cose vere, ma a fare in modo che quella verità possa essere vivibile soprattutto per tutti coloro che per un motivo o per un altro si sono convinti del contrario. Ecco perché Egli risponde così a chi lo accusa:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».
È impressionante come Gesù ribadisca continuamente questo concetto, infatti sembra quasi che nell’interpretazione degli scribi e dei farisei, a Dio sta più a cuore la Legge che le persone. Ma Dio ama talmente tanto l’uomo da saper fare eccezione alla Legge affinché esso non si perda ma si salvi. Dio è disposto a tutto per ciascuno di noi.
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È questa la gratitudine che dovrebbe nascere nel cuore di chi ha scoperto l’Amore che Gesù è venuto ad annunciarci. Finché non ci sentiamo amati con questa eccezionalità che Gesù dimostra non potremmo mai veramente cambiare vita.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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