La pagina del Vangelo di Luca di oggi ci racconta di un esorcismo operato da Gesù e di una polemica scoppiata immediatamente dopo, proprio a causa di esso. Ma vorrei che oggi sostassimo su un dettaglio del Vangelo apparentemente secondario rispetto al tono dello stesso racconto, ma a mio avviso più decisivo:
“Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate”.
Siamo abituati a pensare alle manifestazioni del male come eventi eclatanti che ci spaventano e ci terrorizzano. Nel Vangelo di oggi il male ha solo un sintomo: blocca la comunicazione di quest’uomo, gli impedisce di parlare. Credo che tante volte abbiamo fatto la medesima esperienza, cioè ci siamo sentiti bloccati, incapaci di condividere, di raccontarci, di aprire il cuore.
- Pubblicità -
Gesù guarisce quest’uomo ed è un po’ come se questo racconto volesse dire a ognuno di noi che anche quando ci troviamo in simili condizioni il Signore può liberarci. Il vero problema è accorgersene e desiderare di tornare ad aprirsi. Nella parte finale del racconto però troviamo una considerazione utile:
“Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde”.
È un po’ come se Gesù volesse dirci che alcune volte possiamo aiutarci da soli, ma altre volte il male che ci accade è più grande delle nostre capacità. Per questo la nostra relazione con Cristo è relazione con chi è più forte non solo di noi ma anche del male stesso. Senza di Lui è difficile restare sempre in piedi.
■ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK
Il miracolo raccontato nella pagina del Vangelo di oggi ha qualcosa di significativo che non dobbiamo trascurare: incontrare Gesù significa tornare a parlare. “Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate”. La parola è la prima cosa che si ammala in noi quando le cose non vanno. Stare male o esserne vittima significa perdere la capacità di saper comunicare fino in fondo ciò che si vive, ciò che ci portiamo dentro, ciò che ci fa soffrire, ciò che desideriamo veramente. L’esperienza di fede è l’incontro con Chi ha la capacità di restituirci la parola perduta. In questo senso la vita spirituale la si misura dalla capacità che essa ha di restituirci la capacità di condividere e di aprire il cuore. […] Continua a leggere qui.
Commento al brano del Vangelo di: Lc 11,14-23
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
PAGINA FACEBOOK