Perché si digiuna? Sembra questa la domanda a cui tenta di rispondere il Vangelo di oggi. Ma in realtà sembra che Gesù corregga parzialmente questo interrogativo così da indicarci una chiave di lettura diversa:
“Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”.
Una simile risposta fa comprendere subito che la domanda vera è “per chi” non “perché”. Infatti il digiuno è in funzione di qualcuno e non semplicemente di una pratica astratta. Se così fosse significherebbe dare ad alcune pratiche religiose una sorta di attributo magico: “se faccio questa cosa allora succede questo”.
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“Per chi”, invece, ci ricorda che alcune cose vengono fatte affinchè una relazione di amore non smetta mai di esserlo. Infatti se chi amiamo è con noi abbiamo tutti i motivi per essere nella gioia, ma se chi non amiamo non è con noi allora è giusto che quella mancanza non venga soffocata in nessun modo, ma venga accolta come un modo attraverso cui si esprime l’amore.
Infatti l’amore vero dà gioia e dolore allo stesso tempo. Chi vuole escludere il dolore automaticamente esclude la gioia.
Il digiuno cristiano è un modo attraverso il quale noi ci ricordiamo di almeno tre cose importanti: la prima è “che non di solo pane vive l’uomo”, e cioè che nessuna cosa materiale può mai veramente soddisfare la fame di amore e di senso che ci portiamo nel cuore; la seconda cosa è che il Signore ci ha fatti abbastanza liberi da poter anche non essere succubi dei nostri bisogni, e ogni tanto dire di no a se stessi ci aiuta a fortificare la nostra libertà; la terza cosa riguarda proprio il rapporto con Gesù: digiunare, infatti, è un modo per essere solidali con la Sua passione che continua a rimanere viva nel dolore e nella passione di ogni uomo e ogni donna di questo tempo e in ogni parte del mondo.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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