Gesù, nel vangelo di oggi, è nel tempio. Gli si avvicinano i sommi sacerdoti e gli anziani e gli dicono: <<Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?>>. È la reazione piccata di chi si sente depositario di tutta la scienza su Dio e di tutta la retta interpretazione sui suoi insegnamenti.
Gesù però non vuole presentare a loro una licenza, ma mostrare come non si possa rispondere alle domande di chi non vuole ascoltare la risposta: “Gesù rispose: <<Vi farò anch’io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?>>
La domanda è seria perché l’identità vera del Battista indica chiaramente l’identità di Gesù. Ma questi personaggi non vogliono sapere la risposta giusta, ma semplicemente la risposta che meno li espone politicamente: “Ed essi riflettevano tra sé dicendo: <<Se diciamo: “dal Cielo”, ci risponderà: “perché dunque non gli avete creduto?”; se diciamo “dagli uomini” , abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta>>.
Rispondendo perciò a Gesù, dissero: <<Non lo sappiamo>>”.
Non serve per forza andare a duemila anni fa per riflettere su simili atteggiamenti, perché in realtà li troviamo spesso a casa nostra e nelle questioni di ogni giorno. Capita anche a noi di discutere, litigare, scontrarsi con la gente che abbiamo accanto, ma delle volte cerchiamo di rispondere solo per avere ragione e non perché ci interessa la verità. La vita però non è avere ragione, ma trovare una verità che la riempia di significato. Gesù non può dire niente a chi vuole solo avere ragione. Gesù può dire qualcosa solo a chi vuole conoscere lealmente la verità: “Allora anch’egli disse loro: <<Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose>>.
È una lezione immensa che ci lascia oggi Gesù: qual è la radice vera delle nostre domande, avere ragione o cercare le risposte vere? Solo così sapremo se Gesù ci risponderà o meno.
Commento di don Luigi Maria Epicoco.