“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”.
Ogniqualvolta leggiamo questo brano del Vangelo possiamo cadere nella tentazione di pensare che Gesù stia facendo l’elogio della sofferenza. In realtà Egli ci sta semplicemente indicando un cammino che porta da qualche parte perché il nostro più grande rischio è girare a vuoto, vivere, cioè, senza mai concludere nulla e sprecare molte energie.
Rinnegare se stessi significa imparare a diffidare dai mille pensieri e sensazioni che molte volte ci risuonano dentro e che ci destabilizzano. A questi pensieri e a queste sensazioni noi possiamo opporre qualcosa di concreto: la parola che ci dà Gesù.
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È un po’ come se una persona che sta affogando riceve aiuto da qualcuno su una barca; in quel momento deve disobbedire al panico e aggrapparsi a quella mano. In questo senso “rinnegare se stessi” significa imparare ad obbedire a qualcosa di oggettivo che ci tira fuori dal buio in cui molto spesso cadiamo quando ci rinchiudiamo nei nostri ragionamenti e nella nostra emotività.
Poi “prendere la propria croce e seguire Gesù” significa prendere ciò che in questo momento c’è dentro la nostra vita e affrontarlo nella maniera che ci indica Gesù. È come se la nostra vita fosse l’attraversamento di un campo minato, e Gesù è l’unico che sa dove si possono mettere i piedi senza saltare in aria.
In questo senso seguirlo significa prendere sul serio ogni Sua indicazione che troviamo nel Vangelo. Oggi sembra chiaro che il Vangelo ci sta dicendo che senza Vangelo rischiamo di perderci e proprio per questo dobbiamo rimetterlo al centro della nostra vita.
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Non dobbiamo pensare di non essere capaci di capire. Gesù si faceva capire da tutti e continua a farsi capire. Bisogna solo imparare ad ascoltarlo un po’ alla volta.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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